Idòl 2019, Cooperativa Alpi dell’Adamello

Vista dalla città la montagna è un miraggio, irraggiungibile in questo periodo.

È lei ad arrivare da me, sotto vetro, con il nome antico di Edolo e la sagoma dell’Adamello impressi in etichetta. 

È l’Idòl, quello ufficiale, annata 2019, prima produzione commercializzata della Cooperativa Alpi dell’Adamello. Una realtà che ha puntato in modo esclusivo, e direi con successo, sulle varietà resistenti (PIWI*). Un bel esempio di sviluppo sostenibile e di inclusione. I vigneti sono coltivati tra i 700 e i 900 m/slm, su suoli di origine morenica con presenza di rocce scistose. 

La varietà utilizzata in questo bianco fermo è il Solaris, un incrocio che oltre a resistere alle malattie fungine resiste bene anche al freddo (lo coltivano anche in Svezia). Resistenza alle malattie significa fare il minor numero di trattamenti in vigna e vini più sani in bottiglia.

Vediamo ora cosa racconta nel bicchiere. Si presenta scintillante, come cristalli di neve sotto il primo sole. La bottiglia è passata dalla cantina alla terrazza e l’ho stappata a circa 7°. Il profumo è elegante e gioioso, di aromi che ricordano i fiori bianchi e il fruttato di pesca, profumi freschissimi come si direbbe del pesce dagli occhi brillanti messo sul bancone. Pescato fresco, ma qui siamo in montagna ed è piuttosto un “appena colto”, dell’annata 2019. All’assaggio entra come un ruscello tra le rocce, ricco di mineralità. Esplode in bocca diffondendo gli aromi su tutta la cavità. Quando si deglutisce arrivano nuove note retronasali, vegetali, di erbe aromatiche come il timo e la salvia. Il fruttato si estende arrivando a contemplare note di frutta esotica. Si percepisce una bella sapidità sulla punta della lingua, la fragranza del frutto rimane a lungo e la chiusura è fresca e invitante al nuovo sorso. 

Ho assaggiato diversi Solaris e in questo Idòl trovo un’espressione unica e caratteristica di questa zona. Lo so che il termine mineralità è abusato e mal tollerato da molti ma questo vino ne è una dimostrazione concreta. Se volete testare di persona, vi invito a contattare il produttore per vedere dove poter trovare una delle 1305 bottiglie prodotte. È passato almeno un minuto e sento ancora la lingua che frizza e un bel frutto tra le guance. 

Oltre alla piacevolezza (che mi ha fatto versare oltre mezza bottiglia per questa degustazione), voglio segnalare il terroir della Valcamonica come uno tra i più interessanti da scoprire.

Il volume alcolico è del 13%, inizio a sentirlo, meglio metterci sopra qualcosa, proverò l’ossobuco alla milanese, un concentrato di morbidezze che troverà sicuramente nell’Idòl il miglior antagonista. 

Happy

Articolo pubblicato su www.vinievitiresistenti.it