Autore: dipendechevino

Ho ancora molta sete di vino, sono solo all'inizio.

Carmignano 2016, Terre a Mano

Quant’è bella giovinezza – che si fugge tuttavia

Chi vuol esser lieto, sia – di doman non c’è certezza.

Lo diceva il bisnonno di Caterina, Lorenzo De’ Medici …il Magnifico.

A Caterina, di madre francese, sposa e regina di Francia si narra vada il merito d’aver portato il vitigno Cabernet a Carmignano in Toscana. In questa Docg è infatti previsto un uvaggio che contempla fino al 20% di Cabernet (Sauvignon e/o Franc), insieme al Sacro Sangiovese.

La denominazione comprende il comune di Carmignano e quello di Poggio a Caiano nella piccola provincia di Prato. 

Il vino che assaggio arriva dalle colline del Montalbano, nella frazione Bacchereto di Carmignano. La tenuta, originaria del XV secolo, della famiglia De’  Medici, è dal 1925 proprietà della famiglia Bencini Tesi. Arriviamo quindi  ai giorni nostri con Rossella Bencini Tesi che conduce Terre a Mano, Fattoria di Bacchereto, produttrice del vino che presento.

Visto che “di doman non c’è certezza”. ho ignorato i 31° di temperatura e il 14,5% di volume alcolico di questo Carmignano. Avevo proprio voglia di un rosso con gli attributi da abbinare ai noodles con manzo e verdure preparati per cena (no comment, non c’entra niente la cucina asiatica con il Sangiovese ma tant’è, comunque non era nemmeno male e ho felicemente apprezzato il prevalere del vino sul cibo).

Il vino. Colore intenso e begli archetti lenti a scendere sul calice. I profumi sono tanti, puliti. Si va dal floreale di viola, al frutto di ciliegia e gli aromi di sottobosco e speziati di cannella e cacao. All’assaggio è imponente, mantiene una sua freschezza che percepisco nella salivazione e nella nota vegetale retronasale.

I tannini sono in formazione, compatti e pronti ad assaltare qualunque taglio bovino, perfettamente ordinati e distesi sul campo.

Non importa il caldo, questo è un vino che ti accompagna anche dopo la cena, quando con l’oscurità arriva il fresco e si agevola la meditazione o l’ennesima serie su Netflix,. A proposito, l’ultima che ho visto è Biohacker ma ho preferito la 5a stagione di Vis a Vis, e  tu?.

Reload.

Carmignano Terre a Mano 2016. È un vino da agricoltura biodinamica, fermentazione con lieviti autoctoni e affinamento in tonneaux per 12-18 mesi. La cantina è associata “Triple A” (Agricoltori, Artigiani, Artisti). L’uvaggio è Sangiovese 75%, Canaiolo Nero 10% e Cabernet Sauvignon 15%. 

Ottimo vino, sano. Il frutto rosso ti accompagna e la maestosità del blend regala complessità, piacevolezza e persistenza. “Bella giovinezza” e bella anche l’evoluzione di questo Carmignano che definirei trentenne se fosse una persona. Ha ancora molti anni davanti prima di dire “di doman non c’è certezza”.

Prosit

Carignano del Sulcis 2018, Binuforti

Arriva da Sant’Antioco, l’isola nell’isola. Ti trasporta nella vegetazione mediterranea a scoprire i profumi degli alberi e gli aromi di bacche e spezie.

Soffia il vento, si increspa il mare, uno sbuffo salmastro, un finale carnoso di frutti rossi e legni esotici. Un Carignano diverso da tutti gli altri assaggiati, più teso e tannico. Personalità unica che apprezzo sopra ogni dettaglio.

Sorpresa Semidano

Costa J Vacca Superiore 2016, Azienda vitivinicola Muxurida di Samatzai (CA).

Le uve del vitigno Semidano regalano a questo vino uno spettro di aromi davvero ampio. Profumo floreale di glicine, miele e resina di pino. All’assaggio è rotondo ed equilibrato, appagante, con sentori di polpa gialla di pesca, frutta secca ed erbe aromatiche come timo e rosmarino. Sapido, fresco e persistente. Molto molto piacevole.

Si è dimostrato ottimo sia servito fresco che con una temperatura via via più alta dopo circa un’ora. Più morbido ma con aromi sempre eleganti e gustosi.

Un vino che metterei in degustazione alla cieca a fianco dei rinomati bianchi di Bolgheri e di Borgogna. Sono certo che saprebbe sorprendere ed affascinare chiunque. 

Mi ha conquistato 😋❤️🔝.

Ps: ricordarsi di portare i calici da vino quando si affitta una casa vacanza.

Tiernu 2017, Cantina di Mogoro

Scoprire i vini della zona è decisamente la mia attività preferita durante le vacanze, oltre a quella di stare a mollo nell’acqua limpida del mare.

Sono nella Provincia di Oristano. Uno dei vitigni tipici è il Bovale. Il vino che assaggio si chiama Tiernu (significa tenero in dialetto sardo ed è riferito alla morbidezza e dolcezza dell’uva da cui è tratto). Il produttore è la Cantina di Mogoro, nell’Alta Marmilla.

Le uve di Bovale 100% vengono vinificate con una macerazione di circa 15 giorni e affinate per una piccola parte (30%), per tre mesi in botti di castagno e 8 mesi in acciaio. L’annata è la 2017. Ero in dubbio se stapparlo o no, le temperature di questi giorni superano i 35 gradi ma non mi sono lasciato scoraggiare, l’ho messo in frigorifero per un paio d’ore e nel frattempo ho preparato la grigliata di carne 😅🥩 che è un’altra delle attività preferite durante le ferie (ed è anche funzionale all’accompagnamento del vino).

Il ragionamento è stato, raffreddo il vino e ne esalto le durezze/tannini che dovrebbero sposarsi bene con la carne grigliata e renderlo anche piacevole sebbene faccia molto caldo.

🏊‍♂️🍾”plop”

Alla vista è scuro nel tono di rosso. I profumi sono di frutti rossi e neri, ciliegie e mirtilli, more, bacche di mirto e macchia mediterranea. In bocca è vellutato ed elegante. Gli aromi si arricchiscono di toni balsamici e di legno. È l’armonia a conquistare e malgrado il 14% del volume alcolico si lascia gustare con facilità. Perfetto con la costata leggermente al sangue che ho nel piatto.

Il finale di questo vino è forse la parte che preferisco, torna sugli aromi di macchia mediterranea lasciando poi una punta sapido/minerale sulla lingua che invoglia un nuovo sorso. Ottimo vino che associa la potenza dei vini rossi sardi alla finezza ed armonia tipiche dei migliori vini.

100 punti ovviamente

Buone vacanze

Luca Gonzato

Pian del Moro 2015, Musto Carmelitano

Pian del Moro 2015, Aglianico del Vulture DOC.

Che bel vino, complesso ed equilibrato. Si presenta con aromi balsamici e di piccoli frutti neri sotto spirito, legni esotici e sottobosco. In bocca si ha la sensazione polposa del frutto con tutta la sua freschezza accompagnata dai profumi di affinamento e dalla tipica sapidità dei vini vulcanici. 

È un continuo evolversi aromatico che mette insieme la polpa dei frutti neri alle note vegetali ed aromatiche che ricordano la lavanda e la menta. Il tannino è setoso, evoluto, ed insieme alla componente acida mantiene in equilibrio la parte morbida alcolica. 

Lunghissimo e persistente che alla fine sorridi e vorresti applaudire. Penso che questo vino sia nel suo momento di grazia, non gli aggiungerei niente, davvero grande, così, dopo cinque anni dalla sua nascita.

L’unico problema di questo rosso con il 14% di volume alcolico sono i 30° di temperatura e il 60% di umidità nell’aria che ci sono a Milano. Per migliorare la situazione ho abbassato leggermente la temperatura, si è fatto più teso e i tannini hanno fatto la Ola ma io continuavo a sudare. Ho potuto godermelo davvero solo dopo le 21, quando la temperatura è calata, è arrivato il vento, i tuoni e il temporale. Mi sono messo comodo a godermi la serata. La cena era già finita ma l’Aglianico mi ha chiesto di essere versato ancora e i taralli si sono fatti avanti dalla dispensa. Si sta bene questa sera.

Musto Carmelitano è un’azienda agricola a conduzione familiare della Basilicata, di Maschito (PZ). Le uve dei loro vini sono coltivate in  regime biologico e raccolte a mano. La fermentazione è spontanea, con lieviti indigeni e senza chiarifiche o altri interventi di stabilizzazione. In questo Aglianico la macerazione dura tra i 20 e i 30 giorni, poi affina un anno in acciaio, un anno in tonneaux di rovere francese e un anno in bottiglia. 

Da assaggiare qualunque sia la temperatura intorno.

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