Autore: dipendechevino

Ho ancora molta sete di vino, sono solo all'inizio.

Pane, salame e Druid

Che bel sole caldo, un anticipo d’estate, voglia di prendere la moto e uscire dalla città per andare in campagna o al mare. Preparo uno spuntino in terrazza, basta poco per essere felici. Un salame del Lodigiano, una Freisa del Tortonese e la famiglia intorno. La Freisa è di Andrea Tirelli di Costa Vescovato (AL). Il Druid è un vino rosso fresco, minerale, prodotto in biodinamica. I profumi sono fruttati di prugna e more con sentori balsamici e marini. È tannico e ben si accompagna alla grassezza del salume. Il panorama dall’ottavo piano non offre il mare all’orizzonte ma posso vedere altre persone che prendono il sole sulle terrazze, come se fossero in spiaggia. Il silenzio restituisce una città a misura d’uomo. Tutte le mattine ho le tortore a svegliarmi e sono nati dei falchi sul tetto del Pirellone. Il silenzio è interrotto da una sirena. Passano con meno frequenza di ieri e della scorsa settimana. Ho tutto quel che serve, mi sento fortunato. 

Luca Gonzato

(Milano, 10 aprile 2020, a poco più di un mese dall’inizio delle misure restrittive dovute alla pandemia di corona virus)

Il vino naturale, la pandemia e la resistenza

Milano 6 aprile 2020. Come si fa a scrivere di vino quando c’è una pandemia ed un bollettino quotidiano di morti?, me lo chiedo ogni volta che mi appresto a farlo da un mese a questa parte. Vengo invaso da un senso di colpa, per i sanitari che rischiano la vita e per chi già l’ha persa vittima del virus. Poi però cerco di vedere un accenno di primavera in questa desolazione di lutti e mi convinco che ogni granello di speranza e di positività possa costruire un’isola dove stare meglio anche se per poco.

Mi piacerebbe far dimenticare per un attimo i problemi a chi vive situazioni di stress e far ricordare che esistono tante piccole e grandi cose belle, come il vino. Non il vino da ingollare per stordirsi e dimenticare, ma quello responsabile, fatto di conoscenza e rispetto, storia e passione. Un momento di piacere e di scoperta per distrarsi un attimo dalle preoccupazioni e magari programmare l’acquisto di una bottiglia di vino italiano.

E allora scelgo un vino ‘resistente’ come vorrei che fossimo tutti noi di fronte al virus. Il Silvo di Villa Persani lo è, proviene da uve resistenti alle principali malattie fungine della vite. L’uva di Souvignier Gris di cui è principalmente composto questo spumante, è un incrocio di Vitis vinifera con altre Vitis (americana, asiatica…). 

Tornando un attimo alla situazione che viviamo, è ormai chiaro a tutti che ‘niente sarà più come prima‘ e forse sarà anche il momento di accelerare le scelte nel mondo del vino per quanto riguarda l’allevamento della vite. La sostenibilità ambientale non è più procrastinabile. Pesticidi e metalli pesanti nel terreno e nelle uve dovrebbero sparire o quantomeno essere ridotti al minimo indispensabile. I vini da vitigni resistenti (anche chiamati Piwi o Iperbio) rispondono già a questa esigenza e al concetto di ‘naturalità‘ nel vino. Una risposta nuova che in realtà arriva da un secolo di studi, incroci e selezioni qualitative.

Il Silvo è già ‘oltre‘, anche nel modo di presentarsi. Innanzitutto la bottiglia, da mezzo litro, la misura perfetta per 2 persone e per un aperitivo frizzante ed informale. Poi il tappo a corona avvolto dalla capsula bianca, questo si mi riporta il sorriso, spettacolo. Villa Persani, l’Azienda Agricola di Silvano Clementi di Pressano (TN), riesce a coniugare immagine e sostanza in questa bottiglia fuori dal comune.

Nel calice è luminoso con una leggera torbidità dovuta alla rifermentazione in bottiglia senza sboccatura. Altra particolarità è che per la seconda fermentazione non vengono aggiunti zuccheri come nel metodo classico tradizionale ma bensì il solo succo d’uva in cui sono naturalmente presenti gli zuccheri. 

I profumi sono floreali, penso ad una rosa delicata e fruttati di agrumi, arancia, pompelmo, poi i frutti tropicali, ananas e litchi. In bocca trasmette una sensazione minerale, sapida e una piacevole acidità. È abbastanza persistente a dal retrogusto fruttato. Si apprezza per la freschezza e la possibilità di abbinarlo facilmente. Ottima ‘bollicina’, fresca, scorrevole e soprattutto sana. Il Silvo è definito Bio Vegan e giusto per mettermi in sintonia con l’informalità che lo caratterizza, l’ho abbinato (e non me ne vogliate a male), con crudo di Parma e burrata 😋.

Della stessa cantina ho assaggiato anche l’Aromatta, un’altro vino ‘resistente’ dalla bottiglia slanciata e altissima. Nell’Aromatta i profumi sono molto intensi, aromatici, ricorda subito il moscato con le note di petali di rose, ma anche profumi di frutto della passione e agrumi, mandarino e note tioliche di erbaceo e sottile fumé. In bocca è fragrante e minerale, sapido, via via si espande in un finale più morbido e dolce con richiami al fieno e al miele.

Terzo ed ultimo vino assaggiato è sempre un incrocio ma questa volta da vitigni tradizionali del Trentino, Teroldego e Lagrein. È il Nero Silvo, un vino ricco di polifenoli e antociani dal colore intenso e dai sentori di more, bacche scure, tabacco, sottobosco. In bocca è fragrante, fresco, con un finale di ribes e rabarbaro che lascia una sensazione fresca e minerale. Il volume alcolico non elevato, del 12%, rende questo vino facilmente bevibile.

In conclusione posso dire che aldilà della piacevolezza di tutti i vini assaggiati ho apprezzato molto la sensazione di bere vini sani ...naturali davvero. Li trovate direttamente sul sito web di Villa Persani.

Luca Gonzato

Il vino ci unisce

Sforzato di Valtellina DOCG 2011, Marcel Zanolari

‘Il vino ci unisce’, è il titolo dell’iniziativa organizzata da Onav (organizzazione nazionale assaggiatori vino) che invita i soci a realizzare un video con la presentazione di un vino. Viviamo tempi difficili a causa del virus Covid-19 e tutto ciò che può restituirci un minimo di socialità è ben accetto. Il mio contributo vede protagonista un vino valtellinese, non uno banale, bensì quello che definirei il rosso più ‘robusto’ di Lombardia, lo Sforzato.

Luca

Sassaia 2018, Angiolino Maule

Un classico del Veneto, a mio parere dal vitigno bianco più rappresentativo, la Garganega. Certamente lo è per l’azienda agricola La Biancara di Angiolino Maule di Gambellara (VI). Angiolino e i figli, ne traggono ben sei versioni dai differenti Cru e dai diversi gradi di maturazione. Una di queste è il Sassaia 2018.

Le uve provengono dai vigneti vicini all’azienda, sulle colline di Sorio e dalla zona Creari. Come vinificazione, metà delle uve fanno una macerazione sulle bucce di qualche giorno mentre le altre vengono direttamente pressate. La fermentazione, con lieviti indigeni,  viene svolta in botti da 30 hl . L’imbottigliamento avviene ad agosto dell’anno successivo. Naturalmente è biologico.

Il colore del vino è di un giallo dorato, dai toni caldi. Vista la leggera torbidità, immagino che la filtrazione sia grossolana per mantenere nel vino l’integrità della Garganega. I profumi mi ricordano quelli della frutta matura a polpa gialla, la pesca, poi delle note morbide di resina e miele, sensazioni di erbe balsamiche come la lavanda. Il sorso è ricco, appagante, fragrante nel retrogusto fruttato. Acidità e sapidità ben accompagnano il corpo strutturato di questo vino. Il volume alcolico è del 12% e il prezzo sui 15€. Un ottimo vino naturale per un aperitivo a salumi nostrani e per accompagnare il tramonto.

Che poi non è un tramonto di un normale sabato sera milanese, c’è silenzio, ogni tanto si sente un tram passare nella via a fianco oppure una sirena… resto in ascolto, in attesa di buone nuove.

Luca Gonzato

Nero d’Avola “at home”

Benvenuto alla primavera con il primo barbecue della stagione accompagnato dal Nero d’Avola di Barraco, annata 2015. Gran vino siciliano che nella espressione di Barraco conquista il palato con grande piacevolezza. Il mio quartiere, a Milano, è in silenzio, sento lo sfrigolare della carne sulla griglia. Rigiro le costine e penso al nuovo decreto, altre preoccupazioni, incertezza sul futuro. C’è bisogno di positività, gli affetti e ciò che ci gratifica. Faccio finta sia tutto normale. Barbecue e vino. Belli quei sentori ‘foxy’ che accompagnano con eleganza gli aromi di ciliegia e fragola matura di questo Nero d’Avola. Un vino che si attesta sul 14% di volume alcolico ma che si lascia bere come se ne avesse il 12%. Il finale dolce e la giusta componente tannica ben si adattano ad accompagnare il retrogusto amarognolo delle carni grigliate. 

Lo so che ci sono persone sofferenti e tanti medici e sanitari occupati h24 per l’emergenza, ed è a loro che rivolgo il mio pensiero e ringraziamento, aldilà di questo post sul vino che è solo un momento di divagazione dalla situazione. A loro il mio sincero ‘salute’, come buon augurio per il futuro.

Luca Gonzato

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