Bel componimento poetico dal color rubino intenso. I toni sentimentali e lirici si sviluppano con profumi di ciliegie, more e prugne per poi proseguire in bocca con grande morbidezza e sentori retronasali di affinamento, spezie dolci, cacao, liquirizia. In sottofondo, una sensazione balsamica accompagnata da profumi di legni esotici. Robusto, caldo (15% vol.), con tannini ben presenti e integrati. È una composizione di sole uve di Primitivo, un gran vino, persistente negli aromi e con un bel finale cremoso. Si trova tra i 15 e i 20 euro, è ottimo il rapporto qualità/prezzo per questo Primitivo affinato in barrique francesi per 12 mesi. Gli autori sono 400 piccoli artigiani del vino, Maestri in Primitivo della Cantina Produttori di Manduria.
Ad accogliermi Susanna, la titolare, alla quale chiedo subito una spiegazione sull’origine del nome che io erroneamente associavo all’appellativo usato in passato per le donne single, invece è il riferimento a un quartiere di Venezia e congiuntamente ai bacari, i tipici baretti veneziani dove bersi ‘un’ombra de vin’. L’atmosfera è proprio quella del bacaro e ti ritrovi facilmente a chiacchierare sia con Susanna e la sua assistente che con gli altri clienti. Ci sono andato da solo ed è stato molto piacevole passarci un’oretta degustando due vini accompagnati da un piccolo tagliere di salame e formaggio di qualità e una bruschetta. Ottimo lo spumante Trento doc Altinum brut 2014 della cantina Aldeno ma ho apprezzato ancor di più il Gruner Veltliner della cantina Valle Isarco. Il locale è piccolino ed è questa dimensione contenuta a farti stare bene, come in una stanza di casa. L’arredamento è particolare, sono stati recuperati vecchi arredi e porte ed adattati in modo diverso nell’utilizzo, ad esempio, alla base del bancone c’è un’anta d’armadio con specchio girata orizzontalmente, i bicchieri stanno in una stretta e lunga vetrina recuperata da quello che era un espositore del pane. In questa stagione, il locale, è un pochino penalizzato dal non avere un dehor, ma immagino che bello sia starci quando fuori è freddo e dentro ci si scalda con buon vino e calore umano. Segnatevi questa vineria a Milano in via Coni Zugna. Io ci torno sicuramente.
Vino bianco secco da Zibibbo (Moscato di Alessandria), vinificato in anfora (Pithos in greco significa giara) ed affinato inizialmente in anfora e poi in bottiglia. Quello che ho davanti è un 2016. La cantina COS nasce nel 1980 per volontà di tre amici che prendono in affitto la cantina e la vigna del padre di uno di loro, il nome COS deriva dalle iniziali dei cognomi (Giambattista Cilia, Cirino Strano e Giusto Occhipinti). Biodinamica e utilizzo della terracotta sono le prerogative di COS per far esprimere al meglio il territorio e le uve. La cantina COS si trova a Vittoria (RG), le uve di questo Zibibbo provengono dalle vigne di Marsala (TP).
All’olfatto è magnifico, profuma di albicocca, canditi, fieno, fiori gialli, sentori dolci che vengono poi attenuati in bocca dalla bella acidità e dai sentori più amari di mandorle e agrumi. Il finale è lunghissimo, persistono gli aromi e si ritrova una nota sapida marina. È un gran bel vino, che si può abbinare facilmente a diversi piatti, dal pesce alle carni bianche speziate, piuttosto che a risotti succulenti. Come aperitivo o da solo… lo berrei anche a colazione con brioche e marmellate tanto mi piace.
Da Champagne Socialist in via Lecco 1 (zona P.ta venezia) a Milano.
Il locale è frequentato da una clientela giovane e modaiola, l’offerta dei vini è variegata come provenienza e focalizzata sui vini ‘naturali’ cioè da cantine che lavorano in regime biologico o biodinamico. Si respira la movida milanese in questa via a pochi passi dall’affollato c.so Buenos Aires. Il posto è abbastanza piccolo e i posti a sedere limitati, per fortuna abbiamo un tavolo prenotato all’esterno. A far colpo, all’interno del locale sono le bottiglie numerate sulle pareti.
Fa caldo e la sete è tanta per noi quattro amici assaggiatori, ognuno sceglie una bottiglia e così, a fine serata, saranno quattro i vuoti a rendere.Dal Trentino, Furlani naturale, “metodo interrotto”, Brut Natur Rosé, Cantina Furlani. Uve Chardonnay e Pinot Nero. Dalla Calabria, Chora bianco, cantina L’Acino. Uve Mantonico, Guarnaccia bianca, Greco bianco e Pecorello. Dalla Francia, Crémant du Jura, l’Autre, Brut, Domaine Pignier. Uva Chardonnay 100%. Dall’Umbria, Zerodibabo, rosato, Cantina Marco Merli. Uva Sangiovese 100%.
Tutti di buon livello, con sensazione ‘polposa’ in bocca tipica dei naturali, bella l’espressione del terroir calabrese nel Chora bianco. Le altre erano tutte bollicine di buon livello ma a prevalere per complessità è stato il Crémant. Interessante anche lo Zerodibabo da Sangiovese e il Furlani naturale per i sentori di piccoli frutti rossi. Ad accomunare i rosé una struttura consistente che si differenzia molto dai rosé vinificati in modo convenzionale, penso ad esempio ai pugliesi, snelli, freschi, verticali e ‘scorrevoli’. La serata è piacevolmente trascorsa tra chiacchiere e risate in questa piccola e graziosa vineria. Unico appunto sulla quantità del cibo offerto (a pagamento e non) che giudico insufficiente, ma questo è un problema di tanti locali di milano che non capirò mai. Se mi dai da mangiare è ovvio che poi mi verrà sete e acquisterò altro vino, anche fossero solo patatine dal sacchetto offrile gratis senza bisogno di chiederle. Per voi esercenti il costo è minimo e per noi clienti diventa un plus non da poco. A parte questo è invece buono il rapporto qualità/prezzo per quanto riguarda i vini. Ottima l’idea di creare una vineria di questo tipo. In conclusione, una serata naturalmente bella, grazie alla compagnia degli amici e del buon vino.
Castello di Cicognola, Oltrepò Pavese, 45° parallelo (lo stesso di Bordeaux), vigneti con forte pendenza, terreni a medio impasto tendente all’argilloso, l’enologo Cotarella (che ha contribuito alla nascita della cantina), la famiglia Moratti (proprietaria), ed infine la Barbera. Quella in questione è del 2015, il colore è rubino intenso, quasi impenetrabile, ruotandola si formano archetti stretti e lenti. 15% il volume alcolico. Profumi eleganti, di ciliegia, mora, note speziate di cacao, liquirizia, qualcosa di vegetale che sfocia nel balsamico, mentolato. In bocca è calda, rotonda, riporta la bella freschezza fruttata, con acidità giusta e tannini composti. L’aspetto più interessante, aldilà di questa breve analisi sensoriale, è la capacità di comunicare ‘vivacità’ di questo vitigno, non intendo frizzantezza ma bensì la sensazione di qualcosa in attività. Un vino fermo che però si ‘muove’, con quell’eleganza disinvolta tipica delle giovani donne, nate belle, che non hanno bisogno di trucchi o di vestiti appariscenti. Si muove in bicicletta, con un vestito a piccoli fiori che sventola e fa spalancare gli occhi a noi maschietti. Ti regala sorrisi, è generosa, è la Barbera DodiciDodici Castello di Cicognola.
Luca Gonzato
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