Barolo 1970, dai vigneti del Parroco di La Morra

Una delle 100 bottiglie acquistate ad 1€ l’una qualche anno fa. Le vendeva una persona nell’hinterland milanese che voleva disfarsene. Stavano in uno sgabuzzino al piano seminterrato di una villetta, non proprio il luogo ideale per conservarle… anche a vederle alcune erano completamente andate, di una morte trasparente, con le ceneri sul fondo… eppure il fascino di certe etichette mi aveva spinto a prenderle comunque.

Oggi è lunedì, il mio giorno di chiusura dell’enoteca, e così, sull’onda di una leggera brezza ‘franciacortina’, acquisita al banco d’assaggio Viniplus Lombardia di AIS, sono tornato a casa con la voglia di aprire qualcosa della collezione « vintage ». Di questa bottiglia non sono purtroppo riuscito a trovare nessuna informazione.

La bottiglia e il tappo sembrano ben conservati, all’estrazione il sughero è ancora elastico, fortunatamente non si spezza.
Versandolo ne constato un bel colore, luminoso nel complesso, molto più intenso di quello che mi aspettavo da un nebbiolo di 54 anni. Ha riflessi aranciati e un tono rosso mattone levigato dagli anni.

Al naso cerco subito i difetti ma non ne rilevo di eclatanti, c’è una leggera nota acetica che lascia spazio a sentori di goudron e marmellate di frutta. Dovrei avere la pazienza ed aspettare… non ce l’ho. Gli archetti sono vicini e lenti a scendere.
In bocca ha una buona acidità, è lui, è un nebbiolo evoluto bene, con una vena minerale sapida, quasi piccante, che sfocia in aromi di tamarindo e prugne cotte. Che gran sorpresa!, ha ancora tensione e vitalità.

Via via si apre, nel retrogusto arrivano sfumature molto particolari, ricordi di frutta cotta e bacon affumicato, legni antichi.
Il tannino ha ancora una sua muscolatura a sorreggerlo. L’alcool dichiarato è del 13,7%, …deve essere stata un’annata particolarmente calda quella del 1970.
Chissà chi era il parroco di La Morra, e chi ha vinificato questa bottiglia. Se qualcuno ha qualche informazione mi scriva!. Certo che, in quanto a vini, il parroco la sapeva lunga. Gran vino e gran terroir. Finezza ed eleganza si sono mantenute e armonizzate. È un vino che racconta quanto possa durare nel tempo un Barolo e quanto sia fantastica questa uva che amo da sempre.

Le emozioni è bello condividerle e quindi domani (martedì 3 dicembre 2024) lo porterò in enoteca, e chi vorrà passare a trovarmi potrà assaggiarlo.

Le ultime righe le dedico a ricordare di non dare per scontato che un vino di 50anni sia ‘vecchio’, soprattutto se si tratta di vini che reggono bene il tempo come il Barolo. Non buttate quelle vecchie bottiglie, provate ad aprirle perché a volte, anche sé raramente, possono regalare splendide emozioni.