Il Barbaresco e i suoi Cru
Se per le feste pensate ad un rosso, con il Barbaresco andate sul sicuro. È uno dei migliori vini italiani, uno di quelli che ci invidiano nel mondo, ottenuto da sole uve di Nebbiolo, vitigno autoctono italiano che riesce a dare il meglio di sé in pochissimi posti. Il territorio delle Langhe Piemontesi è appunto il suo regno per eccellenza. Barbaresco, Barolo, Roero, Ghemme, Gattinara, Valtellina Superiore o Sfursat sono le declinazioni più conosciute dei vini da uve di Nebbiolo.
Il Barbaresco è una DOCG che nel suo disciplinare di produzione prevede un minimo di 26 mesi di affinamento di cui 9 in legno prima di essere messo in commercio. Se poi in etichetta ci trovate scritto ‘Riserva’ allora l’affinamento minimo è stato di 50 mesi, di cui 9 in legno. Consiglio comunque di visitare il sito web del produttore per sapere esattamente quanto affinamento ha fatto in legno o semplicemente per sapere di più sull’origine del vino che state per bere. In base all’annata potete anche farvi un’idea sul gusto, ad esempio la 2015, messa in commercio quest’anno (ed in generale l’annata più recente), ha delle note fruttate più fresche e fragranti rispetto ad un 2013 e ancor di più rispetto ad un 2010 che risulterà più ‘rotondo’ con sentori di affinamento evoluti e tannini più integrati e vellutati (tannini = sensazione allappante di astringenza). Più si va indietro e più il vino cambia, è una materia viva che, nel caso del Barbaresco, può avere un’evoluzione di numerosi anni e offrirsi con caratteristiche gusto-olfattive molto diverse nel tempo. Per questo si possono trovare dei Barbaresco meravigliosi con oltre un decennio di invecchiamento. Non fatevi ingannare dal colore tenue, è una caratteristica dei vini da Nebbiolo, non significa ‘minor qualcosa’. A parte l’annata, sull’etichetta potete trovare il nome del Cru di provenienza. Da noi si chiamano MGA, menzioni geografiche aggiuntive, ma io preferisco usare il termine francese Cru. Indica una parte specifica di un territorio, può essere una vigna, oppure una collina o un paese. Nella denominazione Barbaresco i Cru sono 69, suddivisi in 4 Comuni, Barbaresco, Neive, Treiso e la frazione San Rocco Seno d’Elvio di Alba. Il meno esperto potrà obiettare ‘si vabbé, che differenza c’è se poi l’uva è la stessa e anche le zone non sono così distanti tra loro?’, ed invece le differenze sono enormi, dovute al suolo, all’esposizione, al tipo di gestione della vigna e alle pratiche di cantina. Provate a segnarvi le sensazioni rilevanti di un Barbaresco che assaggiate, ad esempio una prevalenza di frutti neri come la mora oppure la prugna, il floreale di viola o le note di terra e sottobosco, oppure i profumi dovuti al legno come la vaniglia o la liquirizia. Confrontateli poi con un altro Barbaresco, verificate la provenienza, il Cru, se ci sono caratteri comuni o se invece è completamente diverso. Capisco che possa sembrare un esercizio da ‘malati’ quando invece ci si potrebbe godere il vino semplicemente chiacchierando, ma per me e gli amici appassionati è estremamente appagante rilevare queste differenze, poi comunque, se avete speso oltre 30 euro per una bottiglia potrebbe venirvi la curiosità di sapere qualcosa in più sul perché vi piace così tanto e magari questo post e l’infografica vi torneranno utili.
I Cru del Barbaresco DOCG
Comune di Barbaresco: Asili, Ca’ Grossa, Cars, Cavanna, Cole, Faset, Martinenga, Montaribaldi, Montefico, Montestefano, Muncagöta, Ovello, Pajè, Pora, Rabajà, Rabajà Bas, Rio Sordo, Roccalini, Roncaglie, Roncagliette, Ronchi, Secondine, Tre Stelle, Trifolera, Vicenziana.
Comune di Neive: Albesani, Balluri, Basarin, Bordini, Bricco di Neive, Bric Micca, Canova, Cottà, Currà, Fausoni, Gaia Principe, Gallina, Marcorino, Rivetti, San Cristoforo, San Giuliano, Serraboella, Serracapelli, Serragrilli, Starderi.
Comune di Treiso: Ausario, Bernadot, Bricco di Treiso, Casot, Castellizzano, Ferrere, Garassino, Giacone, Giacosa, Manzola, Marcarini, Meruzzano, Montersino, Nervo, Pajoré, Rizzi, Rombone, San Stunet, Valeirano, Vallegrande.
Comune di Alba, frazione San Rocco Seno d’Elvio: Meruzzano, Montersino, Rizzi, Rocche Massalupo.
I miei Cru preferiti sono Gallina di Neive e Asili di Barbaresco, due Cru che ‘marcano’ i vini in modo molto diverso, se fossero due rock band direi Nirvana e U2, i vini del primo sono potenti, ‘grunge’, vanno dritti al cuore, i secondi sono più eleganti e capaci di avvolgerti in un sound armonico di lunga durata. Sento una vocina che mi sussurra ‘scrivi troppo’, concludo dicendo che in questo periodo di regali natalizi, il Barbaresco è una buona idea per chi apprezza il vino, io perlomeno sarei felice di riceverlo, ogni annata e ogni cru determinano un vino diverso, sempre da scoprire.
Luca Gonzato
Fonte infografica, Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani.