Scoprire i vini della zona è decisamente la mia attività preferita durante le vacanze, oltre a quella di stare a mollo nell’acqua limpida del mare.
Sono nella Provincia di Oristano. Uno dei vitigni tipici è il Bovale. Il vino che assaggio si chiama Tiernu (significa tenero in dialetto sardo ed è riferito alla morbidezza e dolcezza dell’uva da cui è tratto). Il produttore è la Cantina di Mogoro, nell’Alta Marmilla.
Le uve di Bovale 100% vengono vinificate con una macerazione di circa 15 giorni e affinate per una piccola parte (30%), per tre mesi in botti di castagno e 8 mesi in acciaio. L’annata è la 2017. Ero in dubbio se stapparlo o no, le temperature di questi giorni superano i 35 gradi ma non mi sono lasciato scoraggiare, l’ho messo in frigorifero per un paio d’ore e nel frattempo ho preparato la grigliata di carne 😅🥩 che è un’altra delle attività preferite durante le ferie (ed è anche funzionale all’accompagnamento del vino).
Il ragionamento è stato, raffreddo il vino e ne esalto le durezze/tannini che dovrebbero sposarsi bene con la carne grigliata e renderlo anche piacevole sebbene faccia molto caldo.
🏊♂️ …🍾”plop”
Alla vista è scuro nel tono di rosso. I profumi sono di frutti rossi e neri, ciliegie e mirtilli, more, bacche di mirto e macchia mediterranea. In bocca è vellutato ed elegante. Gli aromi si arricchiscono di toni balsamici e di legno. È l’armonia a conquistare e malgrado il 14% del volume alcolico si lascia gustare con facilità. Perfetto con la costata leggermente al sangue che ho nel piatto.
Il finale di questo vino è forse la parte che preferisco, torna sugli aromi di macchia mediterranea lasciando poi una punta sapido/minerale sulla lingua che invoglia un nuovo sorso. Ottimo vino che associa la potenza dei vini rossi sardi alla finezza ed armonia tipiche dei migliori vini.
Che bel vino, complesso ed equilibrato. Si presenta con aromi balsamici e di piccoli frutti neri sotto spirito, legni esotici e sottobosco. In bocca si ha la sensazione polposa del frutto con tutta la sua freschezza accompagnata dai profumi di affinamento e dalla tipica sapidità dei vini vulcanici.
È un continuo evolversi aromatico che mette insieme la polpa dei frutti neri alle note vegetali ed aromatiche che ricordano la lavanda e la menta. Il tannino è setoso, evoluto, ed insieme alla componente acida mantiene in equilibrio la parte morbida alcolica.
Lunghissimo e persistente che alla fine sorridi e vorresti applaudire. Penso che questo vino sia nel suo momento di grazia, non gli aggiungerei niente, davvero grande, così, dopo cinque anni dalla sua nascita.
L’unico problema di questo rosso con il 14% di volume alcolico sono i 30° di temperatura e il 60% di umidità nell’aria che ci sono a Milano. Per migliorare la situazione ho abbassato leggermente la temperatura, si è fatto più teso e i tannini hanno fatto la Ola ma io continuavo a sudare. Ho potuto godermelo davvero solo dopo le 21, quando la temperatura è calata, è arrivato il vento, i tuoni e il temporale. Mi sono messo comodo a godermi la serata. La cena era già finita ma l’Aglianico mi ha chiesto di essere versato ancora e i taralli si sono fatti avanti dalla dispensa. Si sta bene questa sera.
Musto Carmelitano è un’azienda agricola a conduzione familiare della Basilicata, di Maschito (PZ). Le uve dei loro vini sono coltivate in regime biologico e raccolte a mano. La fermentazione è spontanea, con lieviti indigeni e senza chiarifiche o altri interventi di stabilizzazione. In questo Aglianico la macerazione dura tra i 20 e i 30 giorni, poi affina un anno in acciaio, un anno in tonneaux di rovere francese e un anno in bottiglia.
Da assaggiare qualunque sia la temperatura intorno.
Articolo pubblicato anche su Vini e Viti Resistenti il sito dedicato alle varietà Piwi di dipendechevino
All’invito di trovarsi in Oltrepò non potevo che rispondere sí. È una zona incredibilmente bella e vocata alla viticoltura. Poi per l’occasione, si è aggiunta anche la parola PIWI a rendere più interessante questa visita.
L’Azienda Agricola Dellafiore Achille si trova in frazione Costa Montefedele a Montù Beccaria (PV), è posta al culmine di una delle tante piccole colline che sembrano srotolarsi sulla pianura padana. L’altitudine è di circa 200 metri, non è molto ma da qui si gode un panorama fantastico sui vigneti. L’ora del tramonto è un momento magico che tinge di rosa la pianura.
Simone Dellafiore e Luca Gonzato
Questa azienda, a conduzione familiare, è alla quarta generazione. Simone, uno dei figli, ha iniziato una piccola produzione con uve resistenti (Piwi), che affianca a quella tradizionale, basata sui vitigni di Bonarda, Barbera, Riesling, Malvasia, Moscato e Pinot nero.
La vigna di Johanniter che visitiamo sembra essersi adattata perfettamente a questo terroir. Le due lepri che a un tratto sbucano dall’ultimo filare ne certificano l’ecosostenibilità senza bisogno di altre parole. Negli occhi di Simone si legge l’orgoglio per questo piccolo appezzamento sano e rigoglioso. Arrivano da qui le uve dello suo Johanniter, un vino bianco frizzante, realizzato con il metodo ancestrale cioè con una fermentazione che viene fermata e poi ripresa in bottiglia senza aggiunta di zuccheri e senza sboccatura (col fondo).
La bottiglia si presenta con una bella immagine, giovane e di sicuro appeal. Joh rimanda al linguaggio rap e parla con gli hashtag, un richiamo verso la condivisione, quella reale, con gli amici.
Veniamo all’assaggio; l’ho capovolto per rimettere in sospensione il fondo che comunque è molto fine e non visibile se non nella leggera torbidità del colore. Al naso si percepiscono aromi agrumati, di pesca gialla e fermentativi. Andando poi a liberare le molecole con una energica rotazione escono sentori di pietra focaia e speziati, direi ricordi di Riesling, il papà. All’assaggio e leggermente frizzante e sapido, ha una bella acidità che fa salivare. Sulla lingua percepisco un frutto fresco e croccante abbastanza persistente ed una piacevole sensazione minerale sul finale. Il volume alcolico dell’11,5% rende questo vino molto gradevole da bere con questo caldo rispetto ad altri bianchi più strutturati (perlomeno non inizi a sudare al secondo calice). È il vino che vorrei trovare su una tavola apparecchiata all’aperto, come aperitivo e come accompagnamento alla serata fino al calar del sole. “Mi piace assai”, lo trovo azzeccato nella sua identità e sono felice di sentire da Simone che anche tra i suoi clienti abituali stia ottenendo successo.
Joh è il primo Johanniter dell’Oltrepò, una novità dirompente se si si pensa al contesto. Non si sta aggiungendo un’altro vino al parterre dei vini dell’Oltrepò ma piuttosto un concetto nuovo di viticoltura, più sostenibile e capace di intercettare nuovi consumatori. Joh, è un precursore, figlio della caparbietà di chi non si arrende alle difficoltà e guarda al futuro da una prospettiva diversa, positiva e resistente in ogni senso. Joh non intacca minimamente il mercato dei Classici rossi e spumanti dell’Oltrepò ma all’opposto potrebbe dare loro una spinta nel farli conoscere ai più giovani. Joh è un alfiere in un campo ancora tutto da esplorare, rispettoso del passato ma voglioso di conquistare nuovi mercati e trofei, che sono sicuro arriveranno.
L’Azienda Dellafiore Achille è in via Per Bosnasco 14, Frazione Costa Montefedele, Montù Beccaria (PV) – sito
Aggiungo una doverosa nota di ringraziamento a Piwi Lombardia e ai suoi associati per avermi invitato a condividere con loro la giornata da Dellafiore e per la bella serata passata insieme all’Agriturismo Bricco dei Ronchi.
Venerdì pomeriggio a Milano, nessuna voglia di stare davanti al computer, caldo ma con una bella arietta che mi sussurrava “prendi la moto e vai”. Sono bastati pochi minuti per attraversare la città e ritrovarmi seduto su una comoda poltrona all’enoteca Sorso di Vino di via Stoppani a Milano. A chiacchierare con me c’è Cristina, la titolare. La conoscevo solo attraverso Instagram, ma dopo i primi convenevoli ha confermato l’idea che mi ero fatto di lei, sincera e competente. A queste caratteristiche e dopo la mia valanga di domande 🤔🍾🍷🌈🤣 si sono aggiunte la grande gentilezza e pazienza. Impossibile non sentirsi a proprio agio in questo ambiente. Da appassionato ovviamente i miei occhi correvano sugli scaffali i quali riservano una selezione molto accurata e personale, si percepisce dal racconto dei “suoi” vini che Cristina ha messo negli scaffali ogni singola bottiglia come fosse un piccolo gioiello, ma la cosa bella è che questi enogioielli hanno anche dei prezzi abbordabili.
Ho accolto volentieri il consiglio su un paio di bottiglie ma arrivato a casa non sono riuscito a metterle a riposo, sono finite direttamente in frigorifero ed una nel calice. Ho stappato il rosé, La Lupinella 2018. Tanta eleganza in questo Sangiovese in rosa, aromi floreali in un sottile sottobosco con delicate fragranze di piccoli frutti rossi. Uno sbuffo di cipria e di confetto alla mandorla regalano complessità. La sapidità allunga gli aromi in un finale fresco e minerale. Davvero piacevole e perfetto per l’aperitivo serale. Gran bella sorpresa😋
🚃 Se siete in zona fermatevi da Sorso di Vino a conoscere Cristina e portatevi a casa una delle sue deliziose sorprese.
Dopo il Vermentino nero di ieri, sono rimasto in Toscana per assaggiare un Vermentino bianco del 2017. È la prima volta che mi trovo davanti ad un Vermentino così complesso e robusto. Vero è che a partecipare all’uvaggio ci sono Fiano, Verdicchio, Petit Manseng e Manzoni bianco.
Il colore dorato è solo l’anticipo di una grande struttura dove il Vermentino si esalta ed escono aromi opulenti che mi ricordano miele, fieno, pesca gialla, glicine e salvia. La muscolatura si esprime nella spinta aromatica e nel volume alcolico del 14%, viene però bilanciato dalla vena sapida e dalla bella acidità. Un super white-tuscan che affina circa un anno sui lieviti in acciaio. Potenza ed eleganza contraddistinguono questo vino di Michele Scienza della Tenuta Guado al Melo, nella doc Bolgheri. a Castegneto Carducci (LI).
Mettetevi comodi ad assaggiarlo, magari con una spigola o un arrosto di vitello ad accompagnarlo. Da tenere in considerazione anche come sorpresa per gli amici che dicono di bere solo rossi.
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