Dipende che vino: Vendita vini ...e qualche calice in degustazione

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Il Vermentino Nero di Terenzuola

Uscire dalla comfort zone dei soliti vini può riservare piacevoli sorprese, è il caso di questo Vermentino nero. Una varietà le cui origini non sono ancora definite ma che potrebbe essere una variazione somatica del Vermentino bianco. Quello famoso dei Colli di Luni e ancor di più della Gallura in Sardegna. Dimenticate gli aromi del bianco e pensate piuttosto ad un rosso fresco e fruttato. Questo 2018 di Terenzuola in Fosdinovo, nella Lunigiana toscana, ha spiccati aromi di piccoli frutti in confettura, more, mirtilli e ribes. La piacevolezza e freschezza del frutto è accompagnata da note morbide di vaniglia e di spezie dolci. Si impone per finezza e armonia.

Fermenta in barrique aperte e affina poi in cemento per sei mesi. Alle note delicate del legno si aggiungono le sensazioni minerali e di ‘apertura’ del cemento. Il mix dona armonia ed eleganza. Ottimo vino che si apprezza anche servito fresco. Un rosso per l’estate da gustare tra amici con il cielo sopra la testa tra chiacchiere e risate. Ne voglio ancora.

Etna rosato Pietradolce vs caldone

Eccolo arrivato il caldone, la mascherina è ancora da indossare ma ormai la voglia di uscire la sera ha preso il sopravvento e i marciapiedi si sono riempiti di tavolini Askholmen dell’Ikea e persone desiderose di godersi qualche ora di relax. Il vino ideale da metterci sopra è questo rosato di Pietradolce, un vino che sorseggiandolo può spiegare il concetto di mineralità senza l’utilizzo di parole. È ottenuto da uve di Nerello Mascalese coltivate a 700m sul versante nord dell’Etna, a Solicchiata. Già all’olfatto si distingue per delle note floreali ma anche gessose e di cipria. Assaggiandolo si amplifica e si percepisce una complessità che mi riporta al corbezzolo, alla pesca bianca e ai profumi delicati di piccole rose e fragole selvatiche. Il tutto costantemente accompagnato dalla sensazione minerale e dalla sapidità caratteristica dei vini vulcanici. Il tannino è solo un riflesso delicato, lo spazio è tutto occupato dalla fragranza. Con gli oltre 30 gradi nell’aria è d’obbligo il secchiello del ghiaccio e magari una bottiglia di riserva. Un vino per godersi un minimo di serenità e un gran piacere gustativo. Sul mio Askholmen di casa ci sono le pizze, le rondini hanno iniziato la loro performance quotidiana. Questo Etna rosato è il trait d’union perfetto, oggi va tutto bene, molto bene.

L’Albana aldilà del fiume

Deve essere il mese degli orange, ed è un piacere aggiungere questo Fricandò dell’azienda agricola “Al di là del fiume” alle degustazioni fatte. Siamo in Emilia, il terroir è quello emiliano di Marzabotto sui colli Bolognesi. Il vitigno è l’Albana, uno splendore di uva che nel Fricandò viene vinificata in anfora e regala un bel bouquet con sentori di miele, fieno, mele mature  e canditi. L’azienda opera in biodinamica, certificata Demeter. All’assaggio spicca una bella acidità e un leggero tannino che l’accompagna rendendola di grande piacevolezza.  Messa in tavola a 8/10 gradi, con il tipico piatto estivo a base di prosciutto crudo di Parma e melone, si fa sorseggiare con gran piacere. Un orange wine gustoso, fine e dal prezzo giusto. Da mettere nella lista degli acquisti senza indugi.

Annata 2019, volume alcolico 13,5%.

Azienda Agricola Al dilà del fiume sito web

L’estate sta arrivando

Con l’arrivo dell’estate i vini rosati tornano alla ribalta ed è sempre un piacere vedere questi bei colori uscire dalle bottiglie trasparenti. Oggi assaggio il Castel del Monte rosato Dop di Ognissole, dalle Tenute Cefalicchio di Canosa di Puglia. Si chiama Pontelama e viene ottenuto da uve di Nero di Troia. È un vino biodinamico certificato Demeter che fermenta con lieviti non selezionati ma presenti naturalmente sull’uva e in cantina. Il volume alcolico è del 13%, non poco per un rosato ma siamo in Puglia, sole/zuccheri/volume alcolico. L’annata è la 2017, ero preoccupato perchè generalmente i rosati si consumano nell’arco di uno o due anni dall’imbottigliamento ma essendo un vino biodinamico confido che abbia doti superiori. Ed infatti basta sentire i profumi per capire che non si è seduto e non ha difetti. Profuma di frutti rossi freschi, in bocca ricorda i lamponi e l’arancia rossa. Fresco e minerale, vibra fragrante sulla lingua. Una lieve astrigenza dei tannini accompagna il sorso che persiste negli aromi e conclude in un finale sapido e fruttato. Non mi aspettavo di trovarlo così piacevole, bel vino, ideale accompagnamento ai piatti di pesce o ai piatti freddi dell’estate. Consiglio poi di tenere un calice e mettersi su google maps a cercare una spiaggia dove andare questa estate, in Puglia naturalmente.

PS: ma che bello è questo color salmone del Pontelama?

Amedeo il Custoza di Cavalchina

Amedeo, Azienda Agricola Cavalchina dalla frazione Custoza di Sommacampagna (VR). È un bianco di Custoza Doc Superiore, da uve di Garganega 40%, Fernanda 30% (clone locale del Cortese), Trebbianello 15% (biotipo locale del Friulano/Tai) e Trebbiano (toscano) 15%.

La zona è famosa per il microclima del Lago di Garda e i suoli di origine morenica che conferiscono ai vini caratteristiche qualitative riconosciute sin dal ‘800 mentre le prime testimonianze di coltivazione della vite risalgono all’epoca romana. 

L’annata che ho nel calice è la 2018, ha toni dorati brillanti ed aromi intensi. Complesso nell’olfatto, regala sentori di fiori bianchi, fieno, miele. In bocca è rotondo e minerale, morbido e sapido, domina il floreale ma ci sento anche note di mela golden, agrume e mandorla amara. Il volume alcolico è del 13,5%, non poco per un bianco ma è bilanciato dalla fresca acidità (non svolge la malolattica). Ha un bel finale di frutta polposa ma non è molto persistente negli aromi una volta deglutito, lascia la bocca fresca e pulita invitando un nuovo sorso.

Il mix di uve origina un concerto armonico di sensazioni aromatiche. Bel Custoza, conferma di una denominazione ancora sottovalutata ma che offre ‘bianchi’ di gran qualità a ottimi prezzi. 

Il nome Amedeo, è un omaggio al Principe Amedeo I, secondogenito di Vittorio Emanuele II, che nel 1866, durante la Terza Guerra di Indipendenza, rimase ferito nella battaglia di Custoza e si guadagnò la medaglia d’oro al valor militare. La DOC Bianco di Custoza arrivò circa un secolo dopo, nel 1971 e il merito probabilmente fu proprio di Cavalchina che nel 1962 fu la prima a chiamare Custoza il vino bianco della zona.

Custoza, il bianco da provare o riscoprire.

Luca Gonzato

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