Dipende che vino: Vendita vini ...e qualche calice in degustazione

Via Bonghi 12 Milano. Tram 3 e 15 - Bus 90/91 - Metro più vicina Romolo (più 10 minuti a piedi o Bus).

Regione Valle d’Aosta

Vini DOP

DOC (Denominazione d’Origine Controllata)

Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste DOC

Provincia di Aosta
Comuni di: (in destra orografica della Dora Baltea), Donnas, Hône, Arnad, Issogne, Champdepraz, Montjovet, Châtillon, Pontey, Chambave, Fénis, Saint-Marcel, Brissogne, Pollein, Charvensod, Gressan, Jovençan, Aymavilles, Villeneuve, Introd, Arvier e Avise; (in sinistra orografica della Dora Baltea), Pont Saint-Martin, Donnas, Perloz, Arnad, Bard, Verrès, Challand Saint-Victor, Montjovet, Saint-Vincent, Châtillon, Saint-Denis, Verrayes, Chambave, Nus, Quart, Saint-Christophe, Aosta, Sarre, Saint-Pierre, Villeneuve, Saint-Nicolas, Arvier, Avise, La Salle e Morgex.

tipologie
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Müller Thurgau
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Gamay
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Pinot nero o Pinot noir
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Pinot grigio o Pinot gris
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Pinot bianco o Pinot blanc
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Chardonnay
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Mayolet
Valle d’Aosta / Vallée d’AostePetite Arvine
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Merlot
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Fumin
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Syrah
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Cornalin
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Nebbiolo
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Petit rouge
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Prëmetta
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Moscato bianco o Muscat petit grain
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Traminer aromatico o Gewürztraminer
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Gamaret
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Vuillermin
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste bianco o blanc
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste rosso o rouge
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste rosato o rosé
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste novello o nouveau
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Passito o Flétri
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Donnas
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Arnad-Montjovet
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Chambave
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Chambave Moscato o Chambave Muscat
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Chambave Moscato Passito o Chambave Muscat Flétri
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Nus
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Nus Malvoisie
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Torrette
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Enfer d’Arvier
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Blanc de Morgex et de La Salle
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Nus Malvoise Passito o Nus Malvoisie Flétri
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Moscato bianco Passito o Muscat petit grain Flétri
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Traminer aromatico Passito o Gewürztraminer Flétri

menzioni geografiche
Donnas: comuni di Donnas, Pont Saint-Martin, Perloz e Bard.
Arnad-Montjovet: comuni di Hône, Arnad, Issogne, Champdepraz, Montjovet, Verrès, Challand-Saint Victor e Montjovet.
Chambave: comuni di Châtillon, Pontey, Chambave, Montjovet, Saint Vincent, Saint Denis, Verrayes.
Nus: comuni di Fénis, Nus, Quart, Saint Christophe e Aosta.
Torrette: comuni di Charvensod, Gressan, Jovençan, Aymavilles, Villeneuve, Introd, Quart, Saint-Christophe, Aosta, Sarre, Saint-Pierre e Villeneuve.
Enfer d’Arvier: comune di Arvier.
Morgex et de La Salle: comuni di Morgex e di La Salle.

uvaggio
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Müller Thurgau, Gamay, Pinot nero o Pinot noir, Pinot grigio o Pinot gris,Pinot bianco o Pinot blanc, Chardonnay, Mayoletl Petite Arvine, Merlot, Fumin, Syrah, Cornalin, Nebbiolo, Petit rouge, Prëmetta, Moscato bianco o Muscat petit grain, Traminer aromatico o Gewürztraminer, Gamaret, Vuillermin: minimo 85% del vitigno corrispondente; possono concorrere uve a bacca di colore analogo, massimo 15%.
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Donnas: Nebbiolo minimo 85%; possono concorrere uve a bacca rossa, massimo 15%.
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Arnad-Montjovet: Nebbiolo minimo 70%; possono concorrere uve a bacca rossa, massimo 30%.
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Chambave: Petit Rouge minimo 70%; possono concorrere uve a bacca rossa, massimo 30%.
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Chambave Moscato o Chambave Muscat: Moscato bianco 100%.
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Nus: Vien de Nus e Petit Rouge minimo 70% di cui minimo 40% di Vien de Nus; possono concorrere uve a bacca rossa, massimo 30%.
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Nus Malvoisie: Pinot Grigio 100%.
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Torrette: Petit Rouge minimo 70%; possono concorrere uve a bacca rossa, massimo 30%.
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Enfer d’Arvier: Petit Rouge minimo 85%; possono concorrere uve a bacca rossa, massimo 15%.
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste Blanc de Morgex et de La Salle: Prié blanc 100%.
Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste bianco o blanc, rosso o rouge, rosato o rosé, passito o flétri: uve da vitigni riportati nelle tipologie sopra esposte.


Fonti: Mipaaf (Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali); Enti regionali; Consorzi produttori. Dati estrapolati dai disciplinari di produzione, aggiornati sulla base delle informazioni reperite, uniformati nell’esposizione e organizzati da Dipende che Vino.

©dipendechevino – Vietata la riproduzione senza consenso scritto.

Domenica di quiete a Milano, è passata una lepre.

Mentre la osservo sento profumi di more, di frutti di bosco in confettura, peperone, china, rabarbaro. Ha il pelo morbido e liscio, è giovane e si muove con agilità, si sente che arriva dalle montagne. Difficile capire perchè in città, ma si sa che in questo periodo di chiusura tanti animali si sono avvicinati alle zone abitate. Penso piuttosto che sia fuggita da qualche vineria della Darsena che ora pullula di cacciatori in divisa blu, immagino la paura. Ha lasciato una scia fruttata che faceva coppia amorevolmente con i sentori d’affinamento, penso a vaniglia e liquirizia. Trasmette calma osservarla. Una calma indotta appena deglutito il primo sorso, pensi che devi prenderti il tempo giusto, che le sfumature contano e ad ogni sorso ne percepisci di nuove. In etichetta la giovane lepre di Albrecht Dürer, simbolo di naturalità, avvalora anche la mia tesi sulla calma. È ferma, a riposo, con le orecchie alzate e il naso attento. Passano tanti profumi e se la metti in tavola, allora sì, si mette a correre e sfodera le sue doti di abbinamento. Zampe potenti per piatti importanti, brasati, selvaggina. Gran bella lepre, quella del 2015. Me la guardo ancora, con calma, finché resta.

Faye rosso di Pojer e Sandri, Faedo (TN). Blend di Cabernet Sauvignon 50%, Cabernet Franc, Merlot e Lagrein per l’altro 50%.

Luca Gonzato

Fase 2.x, andare nei Colli Berici in moto a degustare il Tai rosso

La fase due (a Milano), sembra sia percepita in modo diverso da ognuno, c’è chi se ne esce a passeggio con mascherina calata sul collo e famiglia al seguito e chi rimane chiuso in casa timoroso. Io, a parte le consuete puntate al supermercato, ho finalmente fatto qualcosa di diverso. Ho rimesso in funzione il monocilindrico, una Yamaha Teneré 600 del 2011. Metterci le chiappe sopra e sentire di nuovo l’aria in faccia e l’asfalto che scorre sotto mi è parso bellissimo. Una gioia che ogni motociclista conosce bene. Un piccolo giro in città per non far scaricare del tutto la batteria e fargli bere quel deca di benzina fragrante spillata dal benzinaio di fiducia. 

Dovrebbe essere un post sul Tai rosso in foto e nel calice. Cercavo un collegamento. Sento le vocine che mi dicono “scrivi troppo, mi sono stancato di leggere”.  Tieni duro, ancora qualche riga e arriva il vino. Mi diverte assaggiare, almeno quanto andare in moto in un nuovo posto, è la scoperta, il piacere del viaggio e della degustazione, il condividere e fissare un nuovo ricordo. Facciamo finta che sono lì, vicino ai vigneti, a Sarego (VI), in una trattoria con tavoli all’aperto, le gambe sotto il tavolo e la bottiglia di Tai Rosso davanti. È un Colli Berici DOC 2018 della cantina  di Gianni Tessari con sede a Roncà (VR). Il Tai rosso è un tipico vitigno dei Colli Berici, parente genetico della Grenache e del Cannonau. I profumi sono intensi, di marasca e spezie dolci, mi ricorda il cacao e la cannella. Caldo e vibrante nel gusto, ha un tannino e un’acidità equilibrata. Alle note fruttate seguono quelle dell’affinamento in legno (1 anno di botte grande), il finale è sapido e fresco. È un vino di media corporatura, di quelli che potresti mettere in tavola tutti i giorni sia con una pasta al ragù piuttosto che un tagliere di formaggi e salumi. Questo vino mi ha riconciliato con la normalità e ricordato il piacere di visitare posti nuovi, anche solo percependoli in un vino, prima di poterci andare veramente … magari in moto.

Luca Gonzato

Montecarlo Doc Tenuta Buonamico

Dall’antico borgo Montecarlo di Toscana, nella provincia di Lucca, il bianco “Etichetta Bianca“ della Tenuta del Buonamico. I vini di Montecarlo hanno una storia particolare e incuriosiscono per la presenza delle varietà francesi. A fine 800, l’appassionato viticoltore Giulio Magnani, allora proprietario della Fattoria Marchi-Magnani, a seguito del viaggio in Francia per lo studio della vite, importò numerose varietà e le sperimentò con altre uve nostrane fino ad ottenere vini di grande qualità. Anche grazie ad altre cantine, la qualità dei vini li rese famosi sia in Italia che all’estero. Nel 1930 arrivarono alla tavola delle nozze reali del Principe Umberto di Savoia e Maria Josè al Quirinale. All’epoca era anche conosciuto come “lo Chablis di Montecarlo”. Nel solco di una storia così importante è cresciuta anche la Tenuta Buonamico, fondata negli anni 60 nella zona di Cercatoia a sud-ovest di Montecarlo. L’Etichetta Bianca Buonamico, annata 2018, è un blend di Trebbiano Toscano, Pinot Bianco, Sauvignon, Malvasia e Semillon. La fermentazione e l’affinamento delle uve avviene singolarmente per ogni vitigno, in acciaio. L’assemblaggio viene fatto nella fase di pre-imbottigliamento. Nel calice è luminoso, brillante. I profumi sono invitanti. Freschi, di fiori bianchi e pompelmo con sfumature di erbe aromatiche. In bocca si percepisce la complessità aromatica del blend, quella tipica nota del Sauvignon che ricorda la foglia di pomodoro, poi la rosa, il miele. Bella l’acidità iniziale che si arrotonda in bocca. Gli aromi persistono, mi piace molto la vibrante e sapida mineralità che compare alla fine e ti accompagna per minuti. Buon vino bianco e buon rapporto qualità prezzo. Ideale per un aperitivo sul balcone, senza prendersi rischi. Ma lo vedrei bene anche al ristorante ad accompagnare una tagliata di tonno come consigliato sul sito del produttore.

Luca Gonzato

Roma doc 2018

Nome ed etichetta di questo vino esercitano innegabilmente una forte attrazione. L’ho scelto online e mi sono immedesimato nel turista a Roma, che magari lo acquista come souvenir. Lo so è una stupidata ma ha suscitato la mia curiosità sulla qualità e la rappresentatività che poteva trasmettere. Da appassionato sono anche consapevole del valore che ha il territorio romano per la viticoltura, sia per la conformazione di origine vulcanica del suolo, che per il merito dei romani d’aver diffuso la vite in tutto l’impero. Il suolo di tufo, ricco di minerali come potassio, fosforo e zolfo, trasmettono al vino quella tipica mineralità che si trova nei vini ‘vulcanici’. Nello specifico di questo vino ci troviamo nella zona dei Castelli Romani, nel regno del Frascati. Il produttore è l’Azienda Agricola Poggio le Volpi, fondata nel 1996, con sede nel comune di Monte Porzio Catone. 

Il Roma rosso, 2018, nel calice è sanguigno nel tono, si muove lento e consistente. I profumi esprimono rotondità, morbidezza, calore. Le note di piccoli frutti rossi sotto spirito si uniscono a quelle speziate dolci con richiami alla vaniglia, poi il cuoio, il pepe… L’ingresso è vellutato e imponente.  La sensazione minerale fa da cornice e rende il vino intrigante e non banale. Riguardo all’uvaggio, penso al corpo avvolgente del Montepulciano che si sposa con la struttura del Cesanese e alla speziatura del Syrah. Tre uve che rappresentano bene anche la ‘Romanità’, il Cesanese nella sua tipicità laziale, il Montepulciano per l’Italianità, (secondo solo al Sangiovese) e il Syrah come internazionalità, che potrebbe essere un ricordo di quella Roma caput mundi che l’ha resa famosa nel mondo. In sintesi, ho trovato le risposte che cercavo. Lo trovo un buon vino, con le caratteristiche per farsi piacere a palati differenti mantenendo però una bella personalità. Un vino dal cuore italiano, anzi romano, capace di parlare un linguaggio internazionale.

Il vestito è bello ed anche il vino. Roma doc rosso, visto da Milano, 28 aprile 2020.

Luca Gonzato

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