Dipende che vino: Vendita vini ...e qualche calice in degustazione

Via Bonghi 12 Milano. Tram 3 e 15 - Bus 90/91 - Metro più vicina Romolo (più 10 minuti a piedi o Bus).

Leclisse, metodo Paltrinieri

Un piccolo capolavoro d’arte enologica.

Si può notare la finezza che ricorda la tempera ad olio su tela. I toni caldi del rosa antico che sfumano in un’orizzonte ramato. In primo piano, spiccano i piccoli frutti rossi, le fragoline, il ribes rosso, una ciliegia ancora acerba, croccante. Appoggiano su una lastra di pietra bagnata dall’acqua marina, sapida. Scorre sullo sfondo, in ruscelli, nella salivazione indotta dalla fresca acidità. Un contorno luminoso e caldo sbuca dietro un’acino scuro. È Leclisse di Paltrinieri, una bellissima espressione del Lambrusco di Sorbara.

A parte la diversa lettura di ciò che ho appena assaggiato, voglio dire che questo vino, oltre ad essermi piaciuto parecchio, ha contribuito ad abbattere certi miei pregiudizi sui vini frizzanti e sul Lambrusco. In questo caso è sì un vino frizzante, ma se non ve lo dicesse nessuno, potreste facilmente confonderlo con uno spumante rosé, magari francese. C’è Lambrusco e Lambrusco, questo è di Sorbara ed è una sua caratteristica la finezza. Consiglio di provarlo perchè è un vino in grado di stupire per la sua piacevolezza e perchè ha un ottimo rapporto qualità/prezzo. Felice d’aver inaugurato le festività con Leclisse di Paltrinieri.

Luca Gonzato

Denominazioni nordeuropee

Sono 1605 i vini a Denominazione d’Origine Protetta in Europa. L’ultima DOP iscritta è del 19 novembre 2019, viene dall’Olanda, si chiama Ambt Delden, una località al centro della provincia di Overijssel, abbastanza vicina al confine con la Germania. Sono già 17 le Dop registrate dai Paesi Bassi, di cui una insieme al Belgio che a sua volta ne ha 10. Non immaginavo così tante denominazioni 🤔 “non è troppo a nord l’Olanda per la vite?”, “freddo e umidità non fanno marcire o non maturare abbastanza le uve?”, forse un tempo era così ma vedendo le varietà registrate capisco che si tratta di viti ‘resistenti’, non i soliti Cabernet, Merlot e Chardonnay. Queste ‘nuove’ varietà sono ormai conosciute con il nome PIWI, dal tedesco pilzwiderstandfähig (significa viti resistenti ai funghi, cioè le malattie fungine della vite). Vitigni ‘superbio’ che combinano la resistenza alle malattie con l’adattamento a climi più rigidi e alla capacità di generare uve e vini di qualità.

I nomi delle varietà registrate nella DOP Ambt Delden sono: Regent, Pinotin, Johanniter, Souvignier Gris, Solaris. Guardando le Denominazioni registrate, l’Olanda non è l’unico paese che non mi aspettavo di trovare, la vite è coltivata ben più a nord, ci sono 5 DOP in Danimarca e 5 nel Regno Unito. È evidente che il cambiamento climatico sta cambiando anche la geografia del vino. Sarei curioso di assaggiare un vino Olandese e sfatare i miei preconcetti per poi trovarci qualcosa di sorprendente. Verrebbe da pensare che tutti questi vini del nord europa, che entrano in un mercato sempre più globale, portino via quote agli italiani, ma non è così. L’Italia si è confermata il più grande produttore di vino e siamo titolari del più alto numero di varietà autoctone (oltre 350). Varietà che sono un patrimonio enorme da far conoscere nel mondo. I vini nordeuropei, a mio parere, sono da vedersi come una naturale espansione delle zone vinicole e come un’opportunità in più, per il consumatore, di scoprire qualcosa di nuovo e diverso.

A questo LINK della Commissione Europea, puoi scoprire tutte le DOP registrate.

Luca Gonzato

Pallagrello nero, Sphaeranera 2017 I Cacciagalli

Viaggio in Campania, anche se virtuale, ad eccezione del vino che ho nel calice, l’autoctono Pallagrello nero.

Il viaggio inizia dal vulcano Roccamonfina, conosciuto per il Parco Regionale di Roccamonfina-Foce Garigliano in Campania. Siamo nell’entroterra, a circa 30km dal mare, in provincia di Caserta. Come per altre zone con terreni vulcanici, penso all’Etna, a Frascati, a Gattinara ecc.. anche questa zona infonde alle uve quelle caratteristiche uniche di mineralità che poi si possono ritrovare nei vini. Nel caso di questo Sphaeranera 2017, incide anche il metodo naturale di produzione della cantina I Cacciagalli; agricoltura biodinamica e vinificazione in anfore di terracotta. Tutti elementi che nella carta d’identità di un vino sono di grande valore. Passiamo all’assaggio, che poi è la cosa che interessa di più a “Monsieur Palato”. Intenso nel colore e luminoso nei riflessi, sì perchè anche l’occhio vuole la sua parte e un buon vino lo vedi già nel calice. Si presenta al naso con profumi floreali di rose rosse carnose e geranio, piccoli frutti, more e mirtilli, ricordi di inchiostro, carruba, pepe. In bocca esce un frutto fresco di amarena, croccante. Sì sì, ancora. Il tannino richiede qualcosa da mangiare ma non è aggressivo, direi piuttosto coinvolgente. Risulta succoso con un bel finale armonico e una buona persistenza degli aromi. In definitiva è molto gradevole ed è una bellissima espressione di un vitigno poco conosciuto, il Pallagrello nero. Verrebbe voglia di partire e viaggiare veramente alla scoperta dei vini Campani che ogni volta che li assaggio mi innamoro. I Romani lo sapevano bene e infatti da queste zone si rifornivano di vino Falerno… 

Luca Gonzato

Bronner 2018, Elena Walch

È un vino Piwi, da pilzwiderstandsfähige Rebsorte, cioè varietà resistenti alle malattie fungine. Si tratta del Bronner 2018 di Elena Walch, con sede a Tramin in Alto Adige. I profumi sono delicati, primaverili, di fiori bianchi, acacia, mela acerba. In bocca si allunga confermando il bouquet floreale. È fresco e minerale, sapido, con un bel corpo e sensazioni vellutate sul finale. I vini Piwi come questo, sanno sorprendere e trasmettere note particolari che sembrano appartenere a mondi diversi e che invece stanno insieme in armonia. Il vitigno Bronner, è stato ottenuto nel 1975 incrociando (per innesto), il Merzling e il Geisenheim 6494, due varietà naturali che hanno tra i loro progenitori il Riesling e il Pinot grigio. In effetti, essendo un 2018 c’è qualcosa che ricorda il Riesling in giovinezza. Mi piace molto per la sua mineralità (uso proprio questo termine che fa discutere e incavolare tanti esperti), aldilà della salinità, è la sensazione di ardesia, di pietre di fiume che mi ricorda questo vino. Nel complesso è elegante e di carattere. Il prezzo si aggira sui 14€. Perfetto come aperitivo ma lo vedrei bene anche con una cremosa burrata.

Luca Gonzato

Forever ‘Pas Dosé’… il Mosnel

Dal cuore della Franciacorta, a Camignone, uno spumante metodo classico che si presenta come un fiero spadaccino del ‘500 pronto ad affondare la sua fredda lama nei palati rattrappiti dai tanti …secchini. Non dovrei fare paragoni ma di fronte a cotanta personalità che irrora di freschezza ogni anfratto della bocca…Vorrei venisse istituita la categoria ‘pas dosé’ come standard negli spumanti (vuol dire, senza dosaggio, cioè senza aggiunta di zuccheri ad ammorbidirlo). L’altro, quello più consumato dagli italiani, è di norma dosato con 12-17 g/l di zucchero prima della tappatura finale. Ok che si parte da uve e metodi rifermentativi diversi, però la chiacchierata con un amico sommelier sul fatto che questi ‘ultrasecchi’ piacciono solo a noi mi ha fatto pensare a cosa piace ai ‘tanti’. Per provare a convincere un consumatore sulla bontà di uno spumante come questo, posso dire che se ne apprezzano maggiormente i profumi. Nel Mosnel sono fragranti, di agrumi, mandarino, con sensazioni ‘verdi’ che ricordano la primavera di un campo fiorito. Ci trovi aromi di piccola pasticceria secca, penso ai biscotti e agli amaretti. Poi è sapido e minerale, ti solletica la lingua con il suo pizzicorio. No, non è finita, perchè non è solo un’uva a fare questo spumante ma tre, la principale è lo Chardonnay (60%) ed infatti lo puoi sentire e vedere all’orizzonte, con le sue note rotonde e calde, poi c’è del Pinot bianco (30%) e del pinot nero (10%)…vuol dire più complessità aromatica e corpo.
Questo Franciacorta Pas Dosé di Mosnel affina per 30 mesi sui lieviti, in bottiglia, prima della sboccatura e della tappatura finale. Superfluo dire che è elegante e i suoi aromi ti accompagnano a lungo.
Insomma ok mela e pera ma vuoi mettere con la ‘macedonia con la panna sopra’? 🤣

Luca Gonzato

Translate »