Dipende che vino: Vendita vini ...e qualche calice in degustazione

Via Bonghi 12 Milano. Tram 3 e 15 - Bus 90/91 - Metro più vicina Romolo (più 10 minuti a piedi o Bus).

Il Malbo Gentile di TerraQuilia

Malbone 2014 TerraQuilia. A dare corpo a questo vino sono le uve del Malbo Gentile, un vitigno autoctono dell’Emilia Romagna. In questo caso ci troviamo nelle colline Modenesi, a 500m di altitudine, nel comune di Guiglia. La cantina TerrAquilia (terra di Guiglia), il cui nome ricorda la presenza romana in queste zone, lo coltiva e vinifica in modo naturale (biologico e vegano certificato) dal 2007. È una realtà giovane, se si pensa ad altre cantine, ma ha nel suo DNA la presenza di antiche uve e modalità di produzione. Infatti la bandiera di Terraquilia sono i vini rifermentati in bottiglia.

Io sono rimasto incuriosito da questo Malbone, un vino rosso fermo che volevo scoprire. Alla vista mostra tanta sostanza colorante e consistenza. Anche a distanza si percepisce il profumo vinoso e fragrante di piccoli frutti rossi e neri. Bella la nota balsamica mentolata e i sentori terrosi. In bocca è beverino, fresco, tanta mora e mirtilli. Tannini equilibrati e lieve sapidità. La vinificazione è in acciaio con lieviti autoctoni. Non è molto persistente ma si apprezza per altre doti, in particolare la fragranza e l’acidità che lo rendono beverino. Come abbinamento ho pensato ad un pasticcio al forno ma andrebbe benissimo una carrellata di salumi e formaggi della zona e naturalmente lo gnocco fritto. Il costo è sui 14€. Lo definirei un ‘vino conviviale’ per la capacità di farsi piacere. Anche il volume alcolico, contenuto al 12% lo rende perfetto per accontentare una tavolata di amici. Bella scoperta questo autoctono modenese.

Luca Gonzato

Il Grande Cannonau

Il Grande Cannonau, ieri sera si è presentato in 7 fantastiche versioni. A guidare la degustazione e la conoscenza dei diversi terroir, il mitico Pres. Onav Vito Intini.

1. Tenores 2015 Tenute Dettori, un cannonau atipico dal nord della Sardegna, Sennori (SS). Qualcuno ha borbottato per i sentori potenti e non proprio finissimi. Dal canto mio, che invece già conoscevo questa cantina e il suo stile naturale/biodinamico, l’ho apprezzato e riassaggiato più volte durante la serata riscontrandone una continua evoluzione ed apertura. Si discosta totalmente dagli altri e se avete voglia di un cannonau di grande impatto questo fa per voi. Frutta macerata, prugna, liquirizia nera e note balsamiche a vagonate (~35€).

2. Irilai 2014, Nepente di Oliena Classico della Cantina sociale di Oliena. Eleganza e compostezza, note terrose e ferrose. Ventaglio aromatico ricco di spunti, dalla rosa appassita al frutto di ciliegia e alle spezie dolci. 2 anni in botte grande. (~15€).

3. Pro Vois, Nepente di Oliena Riserva 2010, cantina Fratelli Puddu. Passa in barrique francesi per un anno. Uno degli assaggi che ho più apprezzato, la barrique è usata con capacità e regala al vino una bella armonia e rotondità. Olfatto elegante, grafite, erbe aromatiche, macchia mediterranea (~30€).

4. Mamuthone 2016, Giuseppe Sedilesu. Probabilmente l’etichetta che in questi anni ha fatto conoscere il cannonau nel mondo. Ricco e persistente con le sue note di frutta rossa macerata. Fine ed equilibrato. Belle sensazioni minerali e sapidità. Da Momoiada, dove i terreni sono con prevalenza di sabbie da granito rosa (~15€).

5. Ballu Tundu, Riserva 2014, Giuseppe Sedilesu. Da vigne centenarie a piede franco. Grande cannonau nel podio della serata. Sentori di marmellate, grafite, petalo di rosa, cacao…  armonico, elegante, tanta roba. Solo 8000 bottiglie prodotte. (~28€).

6. Barrosu Riserva Franzisca 2016, Giovanni Montisci. Premetto che avevo qualche pregiudizio su questo cannonau rinomato tra i ‘winelover’, sarà che ne ho tanto sentito parlare e alla fine, anche per il costo, ne sono sempre stato alla larga preferendo altre etichette. Oggi però mi cospargo il capo e dico che è uno spettacolo. Di quei vini che ti trasportano lontano con l’immaginazione. È l’insieme, l’armonia, il carattere, più dei singoli sentori di rosa, cipria, macchia mediterranea ecc.. mi ha persino ricordato un’altro vino eccellente, il Kupra di Oasi degli Angeli… sarà che in fondo il vitigno Bordò è un parente del Cannonau. Se scovate una bottiglia di riserva Franzisca non fatevela scappare, vino eccellente, top della serata (~65€).

7. Châteauneuf du Pape Lieu Dit Pignan 2016, Pierre Henri Morel. Un Grenache 100% (il nome francese del vitigno cannonau). La differenza con i nostri cannonau è enorme, più colore, più corpo…  no vabbé lasciamo perdere che questo è un’altro pianeta. Comunque buono, anche troppo (~40€) .

Grazie Onav

Luca Gonzato

Alt Scheidt 2017, Peter Lauer

Alt Scheidt 2017, un Riesling dalla Weinhaus Peter Lauer in Mosella (Germania). Spettacolo di vino per un aperitivo oppure per iniziare una cena che vedrà salire pari passo la struttura del cibo con quella del vino.

Leggero e di gran classe. All’olfatto sono già evidenti i precursori aromatici di idrocarburi e polvere da sparo, è un 2017 e si potrebbe (bisognerebbe) aspettare qualche anno di evoluzione  ma già adesso ha tanto da raccontare.

Il primo sorso regala un bel mix di mineralità sapida insieme ad aromi fruttati freschi di susine, agrumi come mandarino e  pompelmo, frutti esotici, litchi. Con il suo 10,5% di volume alcolico risulta particolarmente piacevole da bere e non stanca, gli aromi sono in giusta misura. Bel Riesling che consiglio di assaggiare, il prezzo è sui 15€.

Luca Gonzato

Il Merlot di Kabaj

Merlot 2011 Kabaj. Grande espressione di eleganza in questo rosso da uve di Merlot macerate per 30 giorni ed affinate per quattro anni in barrique. Il ventaglio olfattivo è davvero ricco, dai sentori balsamici ai frutti in confettura di ciliegia e prugna. Fanno capolino note di cacao e liquirizia.

La morbidezza e rotondità si apprezza grazie ad una bella base acida e a tannini evoluti. A colpire è però l’equilibrio e l’armonia che lo rendono unico. Un Merlot Sloveno che può stare a testa alta a fianco di un merlot di Pomerol. Più che ad un abbinamento con il cibo penso a qualcosa che possa accompagnarlo senza aggiungere o togliere niente, lui è già ottimo così. Dei grissini torinesi possono bastare ma se la fame è tanta sfiderei una fiorentina.

Luca Gonzato

La Gaina di Montelio

La Gaina 2018

Interessante vino ottenuto da un vitigno che non conoscevo, l’Uva della Cascina. Antico vitigno autoctono della valle Staffora in Oltrepò Pavese. È stato recuperato grazie al Professor Attilio Scienza dell’Università di Milano. All’Azienda Agricola Montelio il merito d’averlo messo a dimora nelle sue vigne e vinificato. Il nome La Gaina significa ‘la gallina’ in dialetto lombardo ma potrebbe anche voler dire ‘la sbornia’, essere ‘in gaina’ cioè brilli (a ricordare l’andamento incerto delle galline), ma la gallina in etichetta è quasi certamente legata al pollame che da sempre popola le aie dei poderi agricoli, più che all’eccesso dell’inebriante nettare. Ha comunque il 13,5% di volume alcolico.

Veniamo alle caratteristiche: il colore ha toni rubini intensi ed una consistenza quasi impenetrabile. I profumi vanno dal vinoso ai piccoli frutti neri di more, ribes, poi la prugna. Evidente una vena speziata e qualcosa che rimanda all’inchiostro. In bocca domina un frutto selvatico con nota amarotica e speziata. Gli aromi sono persistenti in un finale piacevolmente amarotico. I tannini ci sono ma sono in secondo piano rispetto all’acidità che caratterizza questa ‘gaina’. Sicuramente ha una personalità unica che la rende facilmente abbinabile a piatti con tendenza dolce, penso ad esempio a carni in agrodolce, risotto alla zucca o più semplicemente ai salumi tipici della zona dove la grassezza richiede un vino con buona acidità.

Vista su una delle colline vitate di Montelio

La storia di Montelio arriva da molto lontano, è da metà del 1200 che in questo podere, chiamato ‘grangia’ poiché forniva il sostentamento al Monastero di San Senatore, viene coltivata l’uva. La svolta produttiva è però arrivata intorno alla metà dell’800 con l’acquisto dei terreni da parte dell’Ing. Angelo Domenico Mazza che diede inizio alla produzione di vini a marchio Montelio. Ad oggi sono 30 gli ettari vitati con varietà sia bianche che rosse. Il comune è quello di Codevilla in provincia di Pavia.

Tornando al vino degustato, sono pienamente soddisfatto e felice d’aver scoperto l’Uva della cascina. Comunque più che una gallina mi ricorda un gallo, di quelli piccoli e impettiti che cantano a squarciagola e non hanno paura di confrontarsi con gli altri galli, anche quelli belli grossi tipo ‘Cabernet’. Da scoprire.

Luca Gonzato

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