Dipende che vino: Vendita vini ...e qualche calice in degustazione

Via Bonghi 12 Milano. Tram 3 e 15 - Bus 90/91 - Metro più vicina Romolo (più 10 minuti a piedi o Bus)

Viva le streghe

Si aprono i dehors dei locali o più semplicemente le terrazze di casa e si inizia a degustare vini freschi all’aperto. Quello che vi presento è perfetto per un aperitivo, servito sugli 8°, o per una cena leggera, ad esempio a base di mozzarella di bufala, oppure ad accompagnare una frittura di pesce. Si tratta di un vino bianco da uve di Falanghina, del Sannio Beneventano, cioè la zona est della Campania, quella incastonata tra Molise, Puglia e Basilicata e che non è bagnata dal mare. Una zona vocata alla coltivazione della vite e patria di altri eccellenti vini come l’Aglianico, il Greco ecc. Questa Falanghina è stata prodotta dalla Cooperativa Agricola La Guardiense con l’ausilio di un Enologo di fama internazionale, Riccardo Cotarella. Si chiama Janare Senete 2017. Janare significa ‘streghe’ nel Beneventano. Si presenta con un ricco e potente corredo aromatico, di fiori bianchi che mi fanno pensare a quelli d’arancio e a frutti maturi come la pesca gialla e l’ananas. I profumi sono fragranti, invitanti. Bello l’impatto. Avevo un ricordo molto diverso di altre Falanghine assaggiate, decisamente più sottili e anonime. Questa invece ha personalità. Ha grande freschezza (acidità) e una sapidità davvero piacevole. Risulta ben equilibrata con le morbidezze, il volume alcolico è del 13,5%. Rotonda nella sensazione in bocca e complessivamente con un bel corpo. Il finale è agrumato, fresco, con una buona persistenza. Ha un carattere deciso ed elegante. Bella Falanghina, tra i 7 e i 9€. 

Luca Gonzato

La Tintilia di Vinica

Dovevo scrivere qualcosa sulla giornata passata in Oltrepò Pavese, in una cantina specializzata in vini da uve di Croatina e Bonarda, poi però a cena avevo voglia di un rosso bello fermo e corposo, eccomi così a stappare una Tintilia. La conosci?, è un vitigno (rosso) autoctono del Molise. L’azienda agricola Vinica di Ripalimosani (CB) vinifica la Tintilia in purezza nel suo ‘Lame del Sorbo’. L’annata in questione è la 2013. Ho assaggiato questo vino in varie occasioni e si è guadagnato una speciale classificazione tra i miei preferiti, cioè quella del ‘vai sul sicuro”, questo per dire che dopo certi vini mossi avevo bisogno di una buona certezza. La bottiglia ha il tappo a vite, non è tanto bello da vedere ma è funzionale. Ha sei anni di affinamento ma esprime ancora un bel frutto rosso fragrante. La cosa che preferisco sono le note aromatiche che mi ricordano il timo, il sottobosco, il pepe bianco, la macchia mediterranea. È equilibrato nelle componenti alcoliche (13,5%) e di acidità/tannini. È un buon vino che si può apprezzare a tavola con numerose portate. Lo vorrei provare con un piatto di cavatelli al sugo oppure azzarderei un piatto distante 1000 km come le scaloppine alla valdostana. Non vi dico con cosa l’ho abbinato perchè era totalmente sbilanciato verso il vino ma del resto era lui che volevo gustare 🤣. Si trova sui 13€. Da provare e riprovare senza indugi.

Luca Gonzato

Vini Vintage, Barbaresco Contratto 1974

Barbaresco 1974 – Giuseppe Contratto

Cantina storica, fondata da Giuseppe Contratto nel 1867, conosciuto come primo produttore di spumanti in Italia nonché fornitore del Vaticano e della Casa Reale. Le cantine storiche sono scavate nel tufo calcareo della collina che protegge la cittadina di Canelli ed occupano più di 5000 mq. Un lungo elenco di riconoscimenti e medaglie segnano la storia di questa Cantina delle Langhe. Nel 1993 viene acquisita dal noto produttore di grappe Carlo Bocchino e la produzione si sposta dagli Spumanti ai vini fermi. Nel 2011 Giorgio Rivetti di La Spinetta rileva Contratto e riporta in primo piano la produzione di Spumanti metodo classico. Anche se è superfluo, voglio ricordare che i Barbaresco di La Spinetta sono in assoluto tra i migliori sul mercato. 

Torniamo però a questa bottiglia con 45 anni di affinamento. Confesso d’essere emozionato, in qualche occasione ho assaggiato vini con età simili e non sempre s’è trovato del ‘buono’. Confido nelle uve di Nebbiolo e nella carica di tannini, acidità ed alcool che possano averlo preservato. L’annata 1974 viene ricordata come ottima, per aver dato vita ad un Barbaresco ‘maestoso’’ (fonte, LoveLanghe: http://langhe.net/2086/  ).

Vediamo un po’

Alla stappatura il tappo si è spezzato a metà ma è stato comunque estratto senza lasciare residui, non presenta odori sgradevoli. Ho usato il decanter per lasciare eventuali residui nella bottiglia e farlo arieggiare un paio d’ore prima di assaggiarlo. Il vol. alcolico dichiarato in etichetta è del 13%. Il colore è rosso granato con un’unghia aranciata. Per l’età e la tipologia d’uva trovo che abbia mantenuto molto bene il colore. Il profumo che balza al naso (e che speravo di trovare) è quello di ‘goudron’ cioè di catrame, tipico nei nebbioli di Langa affinati a lungo. Si sente poi la frutta sotto spirito, ricorda quei liquori fatti in casa ed aromatizzati con bacche rosse. Bellissima la prugna dolce, come un sacchetto di Sunsweet appena aperto. Manca un pochino di acidità ma è comprensibile, in compenso i tannini sono perfettamente integrati e morbidi. Assaggiato anche dopo circa 4 ore mantiene un bel bouquet e regala ulteriori profumi che virano verso il cacao. Un Barbaresco di grande stoffa che dopo 45 anni è ancora in ottima forma. Lo abbinerai ad uno stufato di carne. Direi che il test di longevità è superato a pieni voti.

Luca gonzato

Un ringraziamento sentito a Tullio, grande appassionato e conoscitore di vini, per avermi regalato numerose bottiglie della sua collezione, compresa questa.

Il Cileno che parla Italiano

Haras de Pirque 2018 Chardonnay. Arriva dalla tenuta di Antinori nel centro del Cile, è un bianco ‘teso’, verticale, di spiccata acidità e profumi fragranti floreali, di bosso, acacia, poi la banana acerba, l’erba appena tagliata. Da aperitivo o per una cena leggera, ha comunque il 13% di volume alcolico che gli dà un bel corpo. Le vigne sono tra i 500 e i 600 m nella regione di Maipo, dove le Ande iniziano ad alzarsi. L’immaginazione corre.

Luca Gonzato

Sapori di casa

Chianti Classico 2015, Castello di Verrazzano

Tornato in patria dopo la breve vacanza greca avevo una gran voglia di ritrovare i sapori di casa. Ho scelto il vitigno italiano più coltivato e conosciuto al mondo, il Sangiovese. La bottiglia che presento arriva dal Chianti Classico, cioè la zona storica di coltivazione*.

Il produttore è Castello di Verrazzano, viticoltori dal 1170 in Greve in Chianti. Nell’etichetta è rappresentato Giovanni da Verrazzano, celebre navigatore ed esploratore**. La tenuta Verrazzano è di 230 ettari, di cui 52 a vigneto, disposti a ventaglio intorno al castello. I terreni sono perlopiù sassosi, argillosi e calcarei. Le vigne sono tra i  300 e i 400 m/slm. Il vino è certificato biologico, l’annata è la 2015, una delle migliori dal 2000 ad oggi.

Già nel calice dimostra autorevolezza, rosso rubino vivo, nascosto tra le pieghe scure di tanta materia colorante. Si muove pesante lasciando archetti lenti. I profumi ricordano i fiori passiti, la viola, la confettura di frutti di bosco, il cuoio lavorato. In bocca è ampio, i tannini sono accesi se assaggiato da solo, il frutto ancora fresco. Mentre il vino continua ad arieggiarsi preparo la cena e lo assaggio prima con un hamburger di manzo e poi con del formaggio stagionato. Il tannino che prima era evidente svolge un ruolo eccellente di ‘pulizia’ in entrambi i casi, gli aromi si bilanciano e soprattutto con il formaggio grasso risulta eccellente. A cena finita continuo a sorseggiare questo Chianti che sempre più si ammorbidisce e regala sensazioni armoniche. Un vino perfetto da mettere in tavola con le pietanze ricche e gustose della cucina italiana. Il finale regala sentori balsamici e di cacao. Bello essere a casa.

Questo Chianti Classico DOCG del Castello di Verrazzano è “l’entry level” nella loro produzione di Sangiovese, spero di assaggiare presto la Riserva e la Gran Selezione, immagino dei grandi vini.

La bottiglia è stata acquistata nella Casa del Chianti Classico, situata nel Convento di Santa Maria al Prato a Radda in Chianti (SI). Si trova anche online o in enoteca sui 14/15€ oppure direttamente allo shop del Castello di Verrazzano. Senza dubbi lo consiglio.

Luca Gonzato

* Il Chianti Classico comprende i comuni di Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti, Radda in Chianti e in parte quelli di Barberino Tavarnelle, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi e San Casciano in Val di Pesa. 

** Giovanni da Verrazzano nacque intorno al 1485 nell’omonimo castello di Greve in Chianti dove ha sede la Cantina. Fu il primo europeo ad esplorare la costa atlantica degli Stati Uniti ed a entrare nella baia di New York il 17 aprile 1524. Si narra che la sua morte fu terribile, ucciso e divorato dai cannibali delle Bahamas nel 1528.

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