Petite Arvine 2018, Grosjean
Con il ritorno del caldo ci voleva proprio un bianco di quelli che, come lame ghiacciate, ti rinfrescano il palato e lo spirito. La scelta è andata su un valdostano da uve autoctone di Petite Arvine. Un vitigno che amo particolarmente per la personalità unica che trasmette. Immagina un vino bianco, la montagna, l’aria pulita, i fiori in primavera e il fresco delle sere d’estate sopra i 1000 metri. Racconta molto di questa regione e della viticoltura eroica che la caratterizza. Il Petite Arvine è un vitigno che si adatta particolarmente bene al clima freddo di questa zona montuosa e che riesce a trasferire nel vino quella mineralità che sembra ricordare le pietre bagnate dai torrenti che scendono verso valle.
Nel caso di Grosjean, ci troviamo in zona Quart (AO), nel vigneto Rovettaz, collocato a 550 m di altitudine con esposizione a sud. I suoli sono sabbiosi e calcarei. Nel calice si presenta brillante e profumato di fiori bianchi con sentori fragranti di frutti tropicali delicati ed agrumi. L’ingresso è fresco e minerale. Gli aromi fragranti persistono in bocca, una leggera sapidità accompagna un sorso sempre piacevole ed elegante. Apparentemente risulta ‘leggero’ e grazie alla sua acidità si beve con facilità, ma non lasciatevi ingannare perché è comunque un vino di corpo, con il 13,5% di volume alcolico. Il 30% di questo vino affina in barrique per 6 mesi e questo contribuisce al corpo oltre che a smussare gli angoli e donargli un eco di morbidezza burrosa. Idealmente è da servire freddo per apprezzare le sue doti fragranti, perfetto come aperitivo ma lo vedrei bene anche con un risotto ai formaggi. Il costo è leggermente sopra la media (sui 18/20€) ma giustificato dalle ‘fatiche’ della viticoltura nei pendii valdostani. Da provare.
Luca Gonzato