Di quei rossi che al primo assaggio ti fanno rilassare e godere il piacere della degustazione.
L’entry level Le Macchiole ‘spacca’ o meglio si dimostra un ‘piacione’ in quanto a gradevolezza. Figlio della migliore personalità Bolgherese. Blend di Merlot 50%, Cabernet Sauvignon 20%, Cabernet Franc 15% e Syrah 15.
Ogni varietà suona il suo spartito in un concerto orchestrale in cui l’armonia suscita l’applauso. Il frutto di ciliegia in confettura, le erbe aromatiche, i piccoli frutti neri e la speziatura… c’è tutto in questi 750ml con il 14% di Vol.. Il tannino è lavorato, come lana cardata, diventa soffice e liscio nel palato. Il corpo è robusto e rimane a lungo nel palato con i suoi aromi. Caldo e avvolgente senza rinunciare alla fragranza degli aromi. Fermenta con lieviti indigeni e affina prevalentemente in barrique usate per 10 mesi e in cemento per il 20%. La macchia mediterranea è nel sottofondo aromatico, in primo piano la piacevolezza qualitativa Le Macchiole.
Se vuoi andare sul sicuro e mettere in tavola un buon vino rosso senza dover fare un bonifico questo è il vino giusto.
La Toscana di Castagneto Carducci e la DOC Bolgheri mettono d’accordo tutta la famiglia nella scelta della vacanza. Mare, spiaggia, ottimi ristoranti e vini eccellenti, fanno di questa zona il luogo perfetto per rilassarsi e godere dei piaceri della vita.
Percorrere la strada provinciale Bolgherese e veder scorrere i nomi di rinomate cantine è emozionante. Salendo da San Guido con il suo Oratorio verso il Castello di Bolgheri si percorre la meravigliosa strada dei Cipressi decantata dal Carducci e diventata monumento nazionale. Quattromilanovecentosessantadue metri di lunghezza e duemilacinquecentoquaranta cipressi.
Vigne, uliveti e grandi pini marittimi dominano il paesaggio circostante, in lontananza i boschi sulle colline e la costa con le sue spiagge. Profumi di macchia mediterranea e una brezza che mitiga la calura estiva rendono questo terroir ideale per le vigne. I suoli sono di matrice argillosa e sabbiosa con un particolare scheletro Bolgherese di argille compatte dove le radici faticano a trovare spazio per raggiungere gli strati marini più profondi.
Bolgheri è famosa per i vini “supertuscan”, cioè quei vini rossi in stile Bordolese da uve di Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot, in blend o in purezza. La denominazione consente anche Syrah e Sangiovese fino al 50% o altre varietà a bacca rossa che possono arrivare fino al 30% come ad esempio il Petit Verdot o il Teroldego che seppure in piccola percentuale ho trovato nell’ottimo rosso di Michele Satta.
Insomma grandi possibilità espressive del territorio a cui appartiene anche la celebre DOC Bolgheri Sassicaia.
Le grandi famiglie del vino sono tutte qui con i rinomati rossi Sassicaia, Ornellaia, Matarocchio, Grattamacco ecc. Ci vorrebbe un mese dedicato alle visite e soprattutto una programmazione e prenotazione anticipata. Scordatevi di chiamare e trovare disponibilità immediata o nell’arco di pochi giorni nelle cantine più famose.
Ho fatto visita alla Tenuta Guado al Tasso dei Marchesi Antinori, un marchio storico arrivato alla 27a generazione, indubbiamente un punto di riferimento qualitativo nel panorama vinicolo internazionale.
Giornata splendida, calda e ventilata. Ci permette di godere della vista sulle vigne che si perdono in lontananza fino ad arrivare all’Aurelia che separa le pinete e le spiagge della costa da questo primo entroterra. Cinque vini in assaggio partendo dal rosato e succulento Scalabrone da uve di Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah. Poi il Vermentino con la sua bella acidità e sapidità che accompagnano i profumi aromatici di questo grande vitigno che è l’alfiere in bianco del territorio.
Segue il Bruciato, annata 2019, con la sua piacevolezza che lo ha reso famoso e accessibile ad una grande platea. Poi il Cont’Ugo 2019, un Merlot in purezza che è una bellissima scoperta. Succoso di frutti rossi maturi che mantiene una energica tensione e dinamicità nel palato. Anni luce lontano da quei piatti Merlot che si trovano spesso nel nord-est. Anche il prezzo è accessibile, sarà la bottiglia che mi porterò a casa. Ultimo assaggio il Guado al Tasso Bolgheri Superiore, qui si tocca l’eccellenza in quanto ad eleganza e piacevolezza. Un vino che con il suo sottofondo balsamico ti trasporta in sublimi ambiti gustativi.
Nella Tenuta viene realizzato anche il Matarocchio, Cabernet Franc in purezza da singola parcella, ma è al di fuori delle mie possibilità poterlo assaggiare. Nella Tenuta si produce anche dell’ottimo olio d’oliva, sono allevati allo stato brado suini di razza Cinta Senese ed è presente l’Osteria del Tasso.
I pochi giorni passati in questa zona hanno cancellato i miei preconcetti sulla Denominazione e mi hanno fatto innamorare di questo territorio dove l’armonia del paesaggio si ritrova anche nei vini. Sono tante le eccellenze vinicole qui prodotte che non mi stancherei mai di assaggiare. Mi spiace lasciare questi paesaggi, è uno di quei posti che mi ha fatto pensare “vorrei vivere qui”, tra cielo e mare.
Il vino perfetto per accompagnare la decompressione lavorativa settimanale e per ricordarti che gusto ha un vino di qualità eccellente.
Tenuta Argentiera 2012, Bolgheri Doc Superiore.
La denominazione di Bolgheri, in provincia di Livorno (Toscana), è una tra le più famose al mondo. Qui prendono vita i vini che negli States chiamano Supertuscan e che fanno del loro uvaggio bordolese (Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot), la loro essenza.
Tenuta Argentiera si trova a pochi chilometri dal mare, nel comune di Donoratico, nell’alta Maremma. Il mare lo si può vedere e soprattutto sentirne la brezza, dalle vigne da cui provengono le uve di questo vino, poste a 180/200 m/slm. L’esposizione dei filari è a sud-ovest, i terreni hanno componenti argillose con galestro e scisti, con zone più calcaree e sassose e sabbia nelle parti più basse. Come dire un poker d’assi per raccogliere uve vigorose ricche di polifenoli.
L’annata di questo Bolgheri è la 2012. L’uvaggio è di Cabernet Sauvignon 40%, Merlot 40% e Cabernet Franc 20%. Come vinificazione ha fatto una macerazione e fermentazione delle uve di quasi un mese, a cui è seguito un affinamento in barrique francesi di un anno e mezzo e in bottiglia sino ad oggi.
Guardando i premi e i punteggi ricevuti dalle più famose testate specializzate ho quasi il timore a far girare il cavatappi. Scherzo, vorrei avere tutti i giorni bottiglie del genere da aprire!
Benvenuto. Ha un colore rosso sanguigno scuro, impenetrabile. La consistenza lo fa muovere lento e pesante nel calice. I profumi portano subito alla macchia mediterranea, alle bacche rosse macerate di ciliegie e mirtilli. Basta muoverlo un pochino per scatenare sentori terziari di cuoio, sottobosco e spezie come la noce moscata e il pepe nero. Lentamente si apre regalando tante sfumature ed in particolare una nota mentolata elegante, morbida ed integrata.
È in bocca che a mio avviso mostra tutta la sua stoffa e si distingue da altri buoni vini che però non arrivano a questo livello. A fare la differenza (davvero evidente) è l’armonia generale, la piacevolezza che trasmette. Una sensazione vellutata nel palato, con una progressione aromatica che sfocia in un arcobaleno di aromi, sostenuta da un’acidità equilibrata e tannini adorabili per come riescono a stare in disparte pur mostrando la loro presenza. Il finale aromatico si allunga su sentori di cacao che sfumano insieme a ricordi di piccoli frutti rossi sotto spirito. La bocca si scalda e asciuga (il volume alcolico è del 14,5%), viene voglia di un’altro sorso, fresco all’inizio e via via più morbido.
Gli otto anni restituiscono un vino ancora vivo che può tranquillamente raggiungere il decennio e più. Memorabile.
Villa Donoratico 2016, Bolgheri, Tenuta Argentiera.
Rosso toscano composto da uve di Cabernet sauvignon 50%, Merlot 30%, Cabernet franc 15%, Petit verdot 5%.
Tenebroso e compatto nel calice regala profumi intensi di more e ciliegie, viole, cuoio. Entra fresco in bocca, con frutti maturi al punto giusto, si allunga come polpa di ciliegia che si scioglie lentamente in bocca affiancato da note morbide di legno, nel finale una nota vegetale e una chiusura di liquirizia.
Equilibrato e vellutato nei tannini. Fa un anno di barrique, in perfetto stile bordolese. Questo Bolgheri si dimostra generoso ed appagante.
La Tenuta Argentiera, che deve il nome alle antiche miniere d’argento, si trova a Donoratico (LI), da lì non si vede la Garonne ma il mar Tirreno, decisamente più bello. A parte la battuta, è un bel esempio di eccellenza vinicola italiana. Il costo è corretto, poco meno di 20€.
L’abbinamento con il cibo andrebbe alle carni, penso ad una tagliata al rosmarino oppure ad un grosso hamburger di manzo ma sognerei di provarlo con un’anguilla stufata nel vino rosso a ricordare la ‘Lamproie à la bordelaise’.
Senza giri di parole voglio dire che Il Bruciato di Antinori 2016 è buono, ogni componente si integra perfettamente con le altre. Frutti rossi e neri, tostatura, cacao e liquirizia, bella sapidità, tannini evoluti, finale piacevolissimo e buona persistenza. Un vino che si fa bere con facilità e ha le caratteristiche per non scontentare nessuno. Si potrebbe dire che è un vino ‘piacione’ ma sarebbe sbagliato, è un vino conosciuto ma non gli si può fare una colpa per questo, anzi, bisogna riconoscere quando qualcosa è fatto bene, in ogni campo anche se non proviene dal piccolo produttore. Del resto non mi aspettavo niente di meno da una cantina come Antinori. Difficile che di questo vino ne resti in bottiglia. Ottimo anche il rapporto qualità/prezzo.
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