‘Il vino ci unisce’, è il titolo dell’iniziativa organizzata da Onav (organizzazione nazionale assaggiatori vino) che invita i soci a realizzare un video con la presentazione di un vino. Viviamo tempi difficili a causa del virus Covid-19 e tutto ciò che può restituirci un minimo di socialità è ben accetto. Il mio contributo vede protagonista un vino valtellinese, non uno banale, bensì quello che definirei il rosso più ‘robusto’ di Lombardia, lo Sforzato.
Un classico del Veneto, a mio parere dal vitigno bianco più rappresentativo, la Garganega. Certamente lo è per l’azienda agricola La Biancara di Angiolino Maule di Gambellara (VI). Angiolino e i figli, ne traggono ben sei versioni dai differenti Cru e dai diversi gradi di maturazione. Una di queste è il Sassaia 2018.
Le uve provengono dai vigneti vicini all’azienda, sulle colline di Sorio e dalla zona Creari. Come vinificazione, metà delle uve fanno una macerazione sulle bucce di qualche giorno mentre le altre vengono direttamente pressate. La fermentazione, con lieviti indigeni, viene svolta in botti da 30 hl . L’imbottigliamento avviene ad agosto dell’anno successivo. Naturalmente è biologico.
Il colore del vino è di un giallo dorato, dai toni caldi. Vista la leggera torbidità, immagino che la filtrazione sia grossolana per mantenere nel vino l’integrità della Garganega. I profumi mi ricordano quelli della frutta matura a polpa gialla, la pesca, poi delle note morbide di resina e miele, sensazioni di erbe balsamiche come la lavanda. Il sorso è ricco, appagante, fragrante nel retrogusto fruttato. Acidità e sapidità ben accompagnano il corpo strutturato di questo vino. Il volume alcolico è del 12% e il prezzo sui 15€. Un ottimo vino naturale per un aperitivo a salumi nostrani e per accompagnare il tramonto.
Che poi non è un tramonto di un normale sabato sera milanese, c’è silenzio, ogni tanto si sente un tram passare nella via a fianco oppure una sirena… resto in ascolto, in attesa di buone nuove.
Benvenuto alla primavera con il primo barbecue della stagione accompagnato dal Nero d’Avola di Barraco, annata 2015. Gran vino siciliano che nella espressione di Barraco conquista il palato con grande piacevolezza. Il mio quartiere, a Milano, è in silenzio, sento lo sfrigolare della carne sulla griglia. Rigiro le costine e penso al nuovo decreto, altre preoccupazioni, incertezza sul futuro. C’è bisogno di positività, gli affetti e ciò che ci gratifica. Faccio finta sia tutto normale. Barbecue e vino. Belli quei sentori ‘foxy’ che accompagnano con eleganza gli aromi di ciliegia e fragola matura di questo Nero d’Avola. Un vino che si attesta sul 14% di volume alcolico ma che si lascia bere come se ne avesse il 12%. Il finale dolce e la giusta componente tannica ben si adattano ad accompagnare il retrogusto amarognolo delle carni grigliate.
Lo so che ci sono persone sofferenti e tanti medici e sanitari occupati h24 per l’emergenza, ed è a loro che rivolgo il mio pensiero e ringraziamento, aldilà di questo post sul vino che è solo un momento di divagazione dalla situazione. A loro il mio sincero ‘salute’, come buon augurio per il futuro.
Vino Rumeno della Transilvania dal cuore Italiano. A condurre la cantina Dorvena è il colosso Genagricola con i sui 8000 ettari coltivati in Italia e gli oltre 5000 in Romania (proprietà di Assicurazioni Generali).
La bottiglia si presenta con una elegante etichetta dove al centro c’è un acino a rappresentare il colore del vino e intorno gli elementi che lo caratterizzano: sole, grappolo, suolo, foglia, stella, luna, acqua, microelementi, passione e viticci. Il colore è paglierino brillante, i profumi arrivano intensi al naso. Floreale, mi ricorda i girasoli, il fieno asciutto, il miele e la pesca gialla. In bocca la sensazione è di frutto maturo, ancora pesca gialla e mela golden. Morbido e con una spalla acida che sostiene un corpo importante. Sorso caldo (14% vol.), avvolgente ma mai stancante. Finale sapido che chiama un nuovo sorso. Lo trovo interessante ed è bello vedere superate le aspettative. Mi ha incuriosito e così, saltando da un sito all’altro, ho scoperto che la supervisione della cantina è affidata all’enologo Riccardo Cotarella, praticamente una certificazione di qualità. Consiglio l’abbinamento con capesante gratinate o un’altro piatto che per struttura regga la potenza aromatica di questo buon vino.
La mia fonte preferita di antiossidanti e antinfiammatori. Il nome scientifico è Resveratrolo, fa parte dei polifenoli contenuti nella buccia dell’uva rossa. Lo ritrovi poi nel vino rosso, meglio se di qualità, così ci trovi anche tutto il piacere di gustare qualcosa di buono.
Oggi consiglio il nebbiolo Borgogno 2016 proveniente dal comune di Barolo in Piemonte. Spettacolo di frutto polposo, mora, viola e sentori d’affinamento in legno come vaniglia e cacao amaro e una bellissima cornice balsamica. Caldo e robusto (14% Vol.). Ti accompagna sia a cena che dopocena.
Online ho provato a cercare un integratore di Resveratrolo e ne ho trovato uno di 30 compresse da 50mg che costa 36,90. La bottiglia di Borgogno si trova sui 18€. No vabbé non si possono fare paragoni per due motivi, il primo è che non sono un medico e quindi non ascoltate i miei consigli e il secondo è che nel vino oltre al Resveratrolo c’è l’alcool etilico che non è che faccia granché bene. Posso però dire che da quando la mia dieta contempla il vino rosso delle Langhe sto benissimo! 🤣
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