Categoria: vini rossi italiani

Pianta Grossa, Donnas – Valle D’Aosta

Vacanza finita, si torna in città con bei ricordi e la voglia di raccontarli. Sono stato qualche giorno a Gaby, in Val di Gressoney e ne ho approfittato per visitare la cantina Pianta Grossa nel comune di Donnas, una delle sette sottozone della DOC Valle d’Aosta. Le altre sono Morgex et de La Salle; Enfer d’Arvier; Torrette; Nus; Chambave; Arnad-Montjovet.
Arrivarci è molto semplice, dall’autostrada in direzione Aosta si esce a Pont Saint Martin e poco dopo, percorrendo la E25 si arriva a questa piccola cantina (se pensate di visitarla, chiamateli prima per fissare l’appuntamento).

Una parte dei vigneti Pianta Grossa

Ad accogliermi c’era il titolare Luciano Zoppo Ronzero, la sua è la terza generazione di viticoltori. Il sole del pomeriggio batteva sui vigneti scoscesi esposti a sud. È evidente il significato di viticoltura eroica vedendo la pendenza del vigneto. Immagino la fatica anche solo nell’andarci una volta al giorno…
La loro produzione è di 5 vini da viti allevate nella tipica pergola valdostana su una superficie vitata di circa 4 ettari a circa 400/500 m di altitudine.

Un momento divertente della degustazione con Luciano

Luciano è stato molto ospitale ed è stato un piacere visitare la cantina con lui ed assaggiare insieme i vini. È stata anche una bella occasione per scoprire le diverse sfumature del Nebbiolo Picotendro, tipico di questo territorio. Un clone di Nebbiolo che si esprime diversamente da Spanna, Chiavennasca ed altri. Il Picotendro qui è sinonimo di finezza ed eleganza. Sono infatti i suoli dalla matrice sabbiosa di origine morenica a conferire profumi intensi e bellezza aromatica.

Barricaia Pianta Grossa

A fine degustazione, e dopo una piacevole chiacchierata, ho come sempre fatto incetta di “una copia” di ogni vino, per poi assaggiarlo con calma e segnarmi qualche appunto di degustazione che trovate qui di seguito. Luciano è stato anche molto generoso nel regalarmi alcuni calici da vino di cui era sprovvista la casa dove soggiornavo (bere un buon vino in un bicchiere senza stelo fa scappare la poesia)

Rose Tendre

Un raro esempio di rosato da Nebbiolo Picotendro al 100%. Pianta Grossa riesce nell’intento di valorizzare la varietà esaltandone i profumi.
Splende nel calice su toni rosati e sfumature aranciate. Al naso si propone sui piccoli frutti rossi di fragole e lamponi con ricordi floreali di rosa canina.
Al palato si percepisce una bella acidità dai ricordi citrini che favorisce la salivazione seguito da un tannino sottile. La vena salina lo accompagna lasciando una piacevole sensazione pungente sulla lingua.
I rosati sono spesso considerati qualcosa di “inferiore” ed invece, come in questo caso, ci si trova davanti a vini fatti con cura e molto espressivi oltre che gradevoli.
Rose Tendre fa una macerazione a freddo pre-fermentativa di 12 ore.

BiancOne

L’Erbaluce è il protagonista dell’unico vino bianco prodotto da Pianta Grossa. A differenza di altri Erbaluce in commercio questo fa un passaggio in legno importante. Fermenta e affina in barrique di rovere francese per 12 mesi.
Alla vista mantiene delle nuances verdognole e se ne percepisce una consistenza importante alla prima rotazione nel calice.
I profumi mi ricordano dei frutti a polpa bianca, agrumi, nespola e cenni di spezie dolci.
È al gusto che mostra tutta la sua grandezza, fatta di struttura ed armonia aromatica che si ritrova nel retronasale. Freschezza, sapidità e acidità accompagnano un sorso che via via si ammorbidisce nel palato lasciando trasparire sensazioni gliceriche vellutate. Il Vol. è del 13%.
L’insieme è equilibrato e molto piacevole. L’interpretazione inusuale della varietà di questo Biancone merita una menzione speciale e l’invito a scoprirlo.
Offre anche una lunga persistenza e si predispone a diversi abbinamenti culinari.

396 Aesculus Hippocastanum

396 sono gli anni dell’ippocastano simbolo di questa cantina, conosciuta da sempre come Pianta Grossa proprio per la presenza di quell’albero.
L’amaranto colora il suo succo fermentato, composto per il 90% da Nebbiolo Picotendro e per il restante da Fumin, Neyret e Vien de Nus.
Il profumo è elegante e intenso, con ricordi di viola, prugna ed erbe balsamiche.
Al palato si propone con una forte personalità dove freschezza e tannini accompagnano i classici aromi del nebbiolo a note speziate. Fa solo acciaio, non vede legni. Mantiene intatte le fragranze varietali e si offre con brio e piacevolezza. I tannini sono delicati e sufficienti ad accompagnare anche delle preparazioni di carne.
Il ricordo aromatico resta abbastanza a lungo, sempre sui toni della viola e di un piccolo frutto rosso con una piacevole nota salina finale. È un vino che mette insieme finezza ed eleganza in un personalità unica.

Dessus

Il Dessus (di sopra, riferito alla posizione della vigna) è un Nebbiolo Picotendro 100% dal colore rosso rubino con riflessi aranciati.
In vinificazione macera 30 giorni sulle bucce e affina 12 mesi in botti di rovere francese e austriaco per poi sostare un altro anno in bottiglia prima della commercializzazione.
Il bouquet olfattivo è complesso, di frutti rossi, fiori di rosa e viola con spunti di spezie dolci e chiodo di garofano.
L’assaggio offre un vino composto, dal tannino evoluto e con una vena salina che stuzzica il palato. La persistenza è lunga, giocata su frutti rossi e ricordi d’amarena.
È un Nebbiolo fine, elegante e profumato. Ne immagino i grappoli maturati al sole d’estate…

Georgos

È il vino dedicato a Giorgio, (Georgos in greco significa lavoratore della terra), l’amico dal quale aveva acquisito un dei vigneti. È il rosso più importante di Pianta Grossa, un Vallée d’Aoste DOC Donnas. Nebbiolo Picotendro 100%.
In vinificazione fa una macerazione di 90 giorni con il cappello sommerso e 24 mesi di affinamento in botti di rovere austriaco per poi riposare un altro anno in bottiglia prima della commercializzazione. Questo che assaggio è dell’annata 2020.
La lunga macerazione ne ha permesso una notevole estrazione, il colore è intenso, tra il rubino e il rosso mattone. Il naso è elegante, ricco, invitante. Marasca, susina, rosa, speziatura che ricorda il pepe nero e le bacche di ginepro.
In bocca è equilibrato e succoso, mi torna una bellissima amarena, mentre il tannino levigato lascia spazio alle morbidezze pseudocaloriche. Il Vol. è del 13,5%.
È un concentrato di finezza, condensato ed evoluto in un succo che rappresenta il meglio di questo terroir.
I nebbioli di Donnas giocano sull’eleganza più che sul corpo ma questo Georgos riesce a mostrare anche una struttura muscolosa di tutto rispetto. Un grande vino da degustare in compagnia.

Se ne avete l’occasione fate un visita da Pianta Grossa: https://www.piantagrossadonnas.it – Email: info@piantagrossadonnas.it – Tel:  (+39) 388 1128676 /  (+39) 348 007 7404

Motta del Lupo 2022, Paolo Petrilli

L’azienda agricola Paolo Petrilli si trova a Lucera (FG). Il Motta del Lupo che ho in degustazione è ottenuto al 100% da varietà Nero di Troia, tipico vitigno Pugliese e principale varietà coltivata (in Biologico) negli 11 ettari di vigneto della proprietà.

La vinificazione avviene attraverso pigiatura e diraspatura soffice a metà acini interi. La fermentazione è di sette giorni, in parte in tini tronco conici e in parte in acciaio.

Alla vista è rubino carico, denso e con archetti numerosi disegnati sul calice. Al naso trasporta aromi di confettura rossa e nera d’amarena e prugna, note speziate che mi ricordano il chinotto e il chiodo di garofano. Ha complessità e chiama l’assaggio.

In bocca è gustoso, tannico e fresco, con una piacevole sensazione setosa nel palato e un ritorno aromatico di macchia mediterranea che fa da contorno a quegli aromi nasali che vengono confermati. 

È un vino Bio che dimostra pulizia e finezza, ma soprattutto una notevole piacevolezza di beva. Il volume alcolico del 13% e la personalità dinamica ne accompagnano un sorso che si ripete con facilità.

L’ho assaggiato con soddisfazione in orario aperitivo, con del formaggio Pecorino stagionato e qualche fetta di salame nostrano. Mi piace molto la sua struttura equilibrata che non stanca, poi ci sono queste belle note di macchia mediterranea, fatte di bacche, di sole e di mare ad avermi raccontato il territorio. 

È un nuovo vino che ho da poco introdotto in enoteca e del quale mi fa particolarmente piacere parlare. La varietà ha un grande potenziale e questo Motta del Lupo di Petrilli lo dimostra con certezza.

Molise 2023, appunti di viaggio e di vini

La mia prima volta in Molise, la regione italiana della quale ne viene scherzosamente messa in discussione l’esistenza. Con famiglia e amici abbiamo alloggiato in un residence sul lungomare di Termoli (mare fantastico). L’accordo era “vacanza di mare purchè in una regione non ancora visitata”.
Puntavo al Molise da tempo, anche per poter fare qualche capatina nelle cantine e approfondire le mie conoscenze sulla Tintilia.

Termoli, città vecchia

La Tintilia è il vitigno rappresentativo della regione, relativamente recente come varietà, è stata riscoperta negli anni ’90 e studiata dall’Università di Termoli che ne ha certificato l’unicità genomica. Successivamente registrata come varietà autoctona del Molise. È divenuta DOC nel 2011.
Oltre alla Tintilia, a bacca rossa ho trovato il Montepulciano, l’Aglianico e vitigni internazionali come Cabernet e Merlot.
La sorpresa è arrivata dai bianchi, la Falanghina qui in Molise si esprime con struttura e piacevolezza immediata. Altre varietà coltivate sono Trebbiano, Malvasia e Moscato Reale.

Ripalimosani

Agricola Vinica

La prima visita è stata in provincia di Campobasso, a Ripalimosani da Agricola Vinica. Ho spesso trovato i loro vini alle fiere e alle degustazioni in lombardia ed ero curioso di scoprire l’ubicazione di questa cantina. Per arrivarci, da Termoli si percorre la bella statale che attraversa le dolci colline e il lago di Guadialfiera. L’entroterra è spettacolare, si entra in una dimensione di tranquillità e pace assoluta.

Ad attendermi in sede c’è Sara, insieme percorriamo una sterrata tra i vigneti per arrivare alla cantina, dietro una curva c’è un coloratissimo fagiano che senza troppa fretta si sposta sul ciglio della strada. Spenta l’auto domina il silenzio. La brezza tra le colline è fresca, si sta bene. L’inverno qui fa freddo.

La pianta di Sorbo tra i vigneti

Sara mi mostra il Sorbo, quello citato sulle etichette della loro Tintilia. È un albero che sbuca tra i vigneti posti sulle “lame” collinari. Da qui la Tintilia “Lame del Sorbo”.

Vigneti Vinica


I roseti fioriti testimoniamo la perfetta salute del vigneto. In cantina domina l’acciaio, una scelta precisa per preservare l’aromaticità delle uve e l’espressione territoriale.
Siamo tra i 550 e i 750 m di altitudine. Gli ettari a vigneto di Vinica sono circa 30. Oltre alla Tintilia in Vinica coltivano anche Riesling e Sauvignon.


Angelo d’Uva

La cantina si trova nel comune di Larino in contrada Ricupo. Non avevo programmato la visita ma Erica, moglie di Angelo, è stata gentilissima ad accogliermi ed offrirmi la possibilità di fare una degustazione. Come vigneti hanno 15 ettari a circa 250m, il mare è a 20km.

Pensavo di non conoscere questa cantina consigliatami da un amico, ed invece il loro Lagena l’ho più volte assaggiato in quanto viene usato nei corsi AIS per rappresentare la Tintilia del Molise (ottima).

Vigneto Angelo d’Uva

Come rossi hanno anche il Montepulciano che ha un ruolo importante tra i vini prodotti. Ne ricavano un gustosissimo rosato e il loro rosso aziendale di punta, il “Console Vibio Riserva”, che ho avuto il piacere di degustare accompagnato da una tipica grigliata di carne nel ristorante della tenuta.

La visita a questa tenuta è stata particolarmente gradita in quanto Erica mi ha raccontato numerose cose sul Molise, le sue tradizioni e i piatti tipici. Mi è arrivato l’amore profondo che hanno per la loro terra. Se siete in zona passate da qui, c’è anche la possibilità di alloggiare.


Campo di Girasoli

Claudio Cipressi

Arrivare da Cipressi è stato tortuoso per via di una strada interrotta dai lavori ma è stata anche l’occasione per ammirare i numerosi campi di girasoli della zona di San Felice del Molise. Anche qui regna la pace. La struttura è davvero bella e curata in ogni dettaglio. Abbiamo prenotato una degustazione a pagamento che è stata accompagnata da alcuni salumi e formaggi tipici.

Vigneto 66 Claudio Cipressi

Prima però abbiamo fatto un giro nei vigneti, qui purtroppo abbiamo constatato come la Peronospora abbia fatto i suoi danni nei mesi precedenti dove le piogge sono state numerose.

La degustazione ha evidenziato l’alta qualità dei vini di Claudio Cipressi. In particolare la Falanghina ha mostrato complessità e corporatura. Le Tintilie, dal Settevigne al Macchiarossa e la 66 sono un percorso alla scoperta della varietà che nella sua trama speziata si sposta dal fragrante all’evoluto in legno.


Spero che questo breve post possa invogliare i lettori a scoprire questa bella regione vinicola.

Molise Wow Esiste!. L’ho visto scritto su una maglietta ed è molto meglio del claim che ne nega l’esistenza. Anche i vini del Molise sono Wow. Da tornarci ❤️

Centomani 2020, Podere Panta Rei

La temperatura scesa di un paio di gradi mi ha fatto venir voglia di stappare un rosso, un grande rosso.
Centomani arriva dalle colline Pisane, le uve sono di Sangiovese al 100%.
Al naso esprime complessità: more e ciliegie sotto spirito, cuoio, legno maturo, cioccolato, erbe officinali, note etere, canfora… sono tanti gli spunti olfattivi che offre.

Nel palato entra con eleganza, come una carezza sul velluto, l’acidità è viva ed equilibrata, lo lascia scorrere per poi lasciarsi sottomettere da sensazioni calde e avvolgenti. Ha il 14,5% di volume alcolico. Si percepisce il peso robusto sulla lingua. Quando arriva in fondo lascia aperte due strade, la prima indica un tannino gentile che vuole essere accompagnato da una pietanza adeguata, mentre la seconda prosegue in una persistenza aromatica di frutti rossi-neri macerati e fiori passiti.

La forza muscolare non è grezza ma bensì fine ed elegante. È un gran bel vino. La vinificazione è particolare, le uve sono diraspate a mano, l’uva rimane intatta e rilascia il succo poco a poco durante il processo di fermentazione. Affina due anni in tonneaux di rovere francese e un anno in bottiglia.

Centomani sono quelle che ti stringono in un caloroso abbraccio gustativo, raccontano di un vino fatto bene da Alberto bellini di Podere Panta Rei. Un vino rispettoso della natura e tanto tanto piacevole. Memorabile!

Bourgogne Pinot Noir 2021, Couvent Des Jacobins – Louis Jadot

Il Borgogna rosso Couvent des Jacobins è un Pinot Noir ottenuto dall’assemblaggio di vini selezionati provenienti da tutta la Côte d’Or – da Gevrey Chambertin a Maranges, nelle Hautes Côtes de Beaune e nelle Hautes Côtes de Nuits – ma anche dalla Saône et Loire nel sud (Mercurey, Givry.. .). Sono il risultato di una vinificazione tradizionale e un affinamento da 8 a 10 mesi in botti o in vasche d’acciaio inox prima di essere riuniti per l’imbottigliamento.

Alla vista si presenta sgargiante di un bel rosso rubino carico.

Olfatto, pulito, intenso e tipico del Pinot noir. Trovo un piccolo frutto rosso di bosco, la rosa rossa e una nota balsamica all’orizzonte.

All’assaggio si hanno sensazioni contrastanti. L’ingresso e quasi polveroso, terroso, in una percezione che porta poi ai sentori di sottobosco. Si scandiscono nel retrogusto i frutti rossi accompagnati da una sapidità minerale e da ricordi salmastri e balsamici che confermano l’olfatto. C’è complessità, su questo non c’è dubbio.

Ha corporatura che traspare in ogni piega che prende nel palato. Il volume alcolico è del 12,5%, pensavo fosse superiore perchè è un vino che scalda e avvolge.

Ha tante sfaccettature che si possono scoprire. Si trovano sfumature del passaggio in legno ma anche quella freschezza aromatica del ‘solo’ acciaio. Ogni Pinot noir che concorre lo fa aggiungendo qualcosa di particolare che poi come in un patchwork disegna qualcosa di unico.

Potrebbe essere una nota negativa questa del patchwork, come dire, facciamone uno con un po’ di questo e di quello ed invece gli conferisce una personalità che lo differenzia.

Equilibrio e persistenza sono notevoli. Rimane questa sensazione minerale salina associata al frutto che chiama l’abbinamento ad un cibo succulento. Forse pecca un pochino in eleganza ma se paragonato a tanti altri Pinot neri italici questo è di gran lunga meglio.

Guardando il sito di questa cantina ho notato la vastissima produzione ed ora vorrei proprio salire di livello, questo può essere ritenuto un approccio alla cantina, si parte davvero bene.

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