Gattinara, è un comune e una Denominazione dell’alto Piemonte in provincia di Vercelli. Territorio di Nebbiolo e di altre uve tipiche come la Vespolina e l’Uva rara. A caratterizzare i vini di questa zona sono i suoli di origine vulcanica che danno al Nebbiolo caratteristiche particolari e differenti da quelli delle Langhe o della Valtellina. Sapidità e mineralità contribuiscono al tipico bouquet olfattivo del Nebbiolo con note speziate e balsamiche. Poi c’è l’apporto delle altre uve, usate in piccola percentuale, che donano un’ulteriore impronta di stile, migliorandone sia l’aspetto visivo, con più colore (il Nebbiolo ha poca sostanza colorante), che di complessità gusto olfattiva, con l’apporto di speziatura e sentori di frutti rossi.
Oggi assaggio il Gattinara 2014 della cantina Torraccia del Piantavigna, con sede in Ghemme e attiva dagli anni 50. Deve il nome a Pierino Piantavigna il fondatore e ad una collina ben esposta chiamata Torraccia. Si presenta con un bel colore rubino/granato e profumi fragranti. Seppur ancora giovane (sono vini in grado di evolvere per molti anni) è già un vino pronto e pienamente apprezzabile. Sono comunque passati 3 anni in legno e quasi due in bottiglia. I profumi sono floreali di viola e rosa, fruttati di marasca e prugne con note di erbe aromatiche come il timo e sentori di affinamento in legno. Profumi che evolvono nel calice… dopo un’oretta vi regalerà profumi più speziati e balsamici. È lungo nella persistenza, fresco e progressivamente avvolgente nel palato. L’astringenza tannica è presente ma in modo composto e per nulla fastidiosa anche degustando il vino da solo. Minerale, sapido, con finale che ricorda profumi mentolati. La domanda sorge spontanea, ma se l’annata 2014 che non era stata granché, per via delle piogge e della difficile maturazione delle uve, ha dato alla luce un vino così, come saranno le versioni delle ‘belle’ annate come ad esempio la 2010?. Questo per dire che è un ottimo Gattinara, per certi aspetti austero come ogni Nebbiolo di classe ma allo stesso tempo bevibile con sempre maggior piacere. Perchè diciamocelo, i vini buoni sono quelli che ti fanno venir voglia di berne ancora e questo è così.
Sono 16 i produttori del Gattinara Docg che ho individuato e riportato nell’infografica, (segnalatemi se ho dimenticato qualcuno).
La prossima settimana ci sarà un appuntamento imperdibile per chi volesse scoprire tutti i Nebbioli dell’alto Piemonte, si chiama Taste Alto Piemonte, 30-31 marzo, 1 Aprile 2019,al Castello di Novara. Trovate maggiori info su https://www.tastealtopiemonte.it
Barbaresco 2003, Cantina Parroco di Neive, Cru Gallina.
Piemonte, Langhe, Nebbiolo 100%. La Cantina è l’Azienda San Michele, fondata nel 1973 dall’arciprete don Giuseppe Cogno parroco di Neive, insieme ad altri 3 viticoltori. Stappo con cautela questa bottiglia con oltre 15 anni di vita, ho sempre il timore di difetti dovuti al tappo o alla cattiva conservazione. Il tappo è integro e non presenta profumi anomali, ho aperto la bottiglia una mezz’ora prima di metterla in tavola. Colore rosso granato, aranciato nell’unghia, discretamente luminoso, come il sole di questa domenica invernale, il massimo che ci si possa aspettare da un vino di questa età. Il profumo è fine ed elegante, di viola, con sentori dolci di caramello, se lo si sveglia dal torpore, roteandolo nel calice, sprigiona quelle note tipiche che mi aspettavo da un Barbaresco del Cru Gallina di Neive, cioè sottobosco, humus, qualcosa di selvaggio, potenza.
L’ingresso è fresco ed elegante, si impongono gli aromi di frutti rossi macerati, prosegue con note dolciastre di legno, vaniglia. Morbido, concentrato, caldo (14,5% Vol.), con tannini ben presenti seppur integrati, stringe l’interno delle labbra sui denti. È perfetto ad accompagnare l’ossobuco alla milanese, untuoso e grasso. Il finale regala sensazioni dolci di cioccolato e note balsamiche. Persistente nei toni dolci, rotondo ed opulento, quasi da meditazione. Dalle cronache delle Langhe, l’annata 2003 risulta essere stata molto calda, con i grappoli più esposti scottati dal sole. Si percepisce una notevole concentrazione di aromi in questo vino, in qualche modo ricorda alcuni rossi da uve passite. Un Barbaresco ottimo ed in splendida forma, gran domenica insieme.
Acquistare vino online ha i suoi rischi, ad esempio quello di ricevere una bottiglia sottodimensionata a0,50 l., ma se si tratta del Gattinara di Travaglini ne sei comunque felice perchè la bottiglia è bellissima anche in versione mignon. È stata pensata dal fondatore dell’Azienda, Giancarlo Travaglini nel 1958, per conservare il vino in modo ottimale, con vetro oscurato e con una forma che possa trattenere i residui che si formano dopo anni di affinamento. Tornando all’errore d’acquisto, sono stato ingannato dal prezzo, pensavo si riferisse alla bottiglia da 0,75 l., avrei dovuto porre più attenzione ma aldilà di questo, Travaglini fa uno dei Nebbioli (varietà Spanna), migliori del Piemonte, nella DOCG Gattinara. Vale il costo e se amate i vini da uve di Nebbiolo dovete assolutamente assaggiarlo. È elegante, ‘very cool’, si esprime con i tipici sentori di prugna e frutti rossi, ‘autoritario’ e ‘pulito’ in ogni fase della degustazione, si lascia bere con grande freschezza/scorrevolezza, i tannini e la sapidità sono ben equilibrati con la morbidezza glicerica e il grado alcolico (13,5 Vol.),Il finale fruttato è lungo, puoi sentire tutte le componenti stare insieme in modo armonico. Non voglio fare la sviolinata ma non fissatevi sui Nebbioli di Barolo o Barbaresco, questo Gattinara è Top. Vellutato, di corpo, con sentori di affinamento in legno (2 anni in botti di rovere di slavonia) eleganti, non disturbano o sovrastano ma semplicemente completano il profilo di questo nebbiolo che raggiunge livelli di eccellenza. Vabbé, basta che altrimenti sembra che mi pagano e non è così. Provatelo e se avete qualche rimostranza scrivetemi.
Otto Cru dell’annata 2013 e due Riserve nella menzione Perno delle annate 2010 e 2007
Tanta sostanza in questa interessante serata organizzata da Onav e presentata dal presidente Vito Intini con la partecipazione del marketing manager di Sordo il Sig. Paolo Trave. Dieci diversi Barolo nei calici, che per un amante del Nebbiolo non potevano che trasformarla in una serata memorabile.
Siamo in Piemonte, Provincia di Cuneo, nella DOCG Barolo che include 11 Comuni: Barolo, Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba ed in parte il territorio dei comuni di Monforte d’Alba, Novello, La Morra, Verduno, Grinzane Cavour, Diano d’Alba, Cherasco e Roddi. Sulla mappa qui sotto puoi vedere la suddivisione dei comuni, la collocazione dei Cru di Perno in degustazione e le zone di formazione Elveziana e Tortoniana.
Il Terreno delle Langhe
Ciò che sta sotto alla vigna, che cambia anche solo spostandosi di qualche centinaio di metri, da un Cru all’altro, come nel caso delle parcelle di Sordo che si trovano in comuni, esposizioni e altitudini diverse, influisce sulla pianta e sul vino che verrà. A caratterizzare i suoli delle Langhe sono le Marne, formazioni stratificate del periodo Elveziano (Miocenico intermedio, era Cenozoica) e Tortoniano (7/11 milioni di anni fa). Lì dove una volta c’era il mare e dove ora si ritrovano numerosi fossili a testimoniarlo, c’è la tipica Marna grigio bluastra. Argilla, Limo, Sabbie, Calcaree, Minerali ecc. interagiscono nella Marna apportando proprietà specifiche al terreno. L’Argilla ha proprietà colloidali spinte, elevata ritenzione idrica, scarsa permeabilità, altissima coesione, elevata fertilità. La Sabbia ha scarsa ritenzione, alta permeabilità, facile penetrazione delle radici. Il Limo si muove su caratteristiche intermendie tra Argilla e Sabbia. Il Calcaree ha la proprietà di compattare ed indurire la Marna mentre la Sabbia la sfalda. Immagina quante variabili si creano lì sotto e come possono influire sul vino.
La zona più ad est, quella più antica, del periodo Elveziano, e corrispondente ai Comuni di Serralunga, Monforte e Castiglione Falletto determina nei vini una struttura del vino più possente, imponente, adatta ad un lungo affinamento. La zona più a ovest, di formazione più recente, il Tortoniano, offre al vino sensazioni più eleganti e sottili. Nel Barolo abbiamo comunque grande complessità e intensità in entrambe le zone.
Il Vitigno
È il Nebbiolo, vitigno complicato che richiede uno specifico terroir. Bacca pruinosa, buccia sottile, tannica, maturazione tardiva. La vite predilige i pendii meglio esposti a sud-est e a sud ovest ad un’altitudine compresa tra i 150 e i 400 metri. Preferisce un terreno magro e composto da marne calcaree con microclima particolare. I cloni di Nebbiolo usati nelle Langhe sono, prevalentemente il Lampia, il Michet anche se ormai abbastanza raro e il Rosé ormai quasi scomparso. Le uve di Nebbiolo hanno spesso una scarsa proprietà cromatica dovuta alla Peonina, un Antociano (sostanza colorante presente nella buccia). Così come nel Pinot Noir possiamo trovarci di fronte ad un vino eccellente con un colore però più trasparente e meno intenso rispetto ad esempio a un Sangiovese o una Barbera dove ad influire cromaticamente in modo molto più intenso è la Malvidina. Nel registro delle varietà di Nebbiolo sono registrati 46 diversi cloni. Lo ritroviamo nei sinonimi di varietà come Chiavennasca in Valtellina, Spanna (Gattinara, Piemonte), Picotendro (Donnas, Valle d’Aosta), Nebiolo (Luras, Sardegna). Una percentuale di biotipo X piuttosto che un’altra, il comportamento della pianta in base al terreno e alla sua gestione, il clima, il grado di maturazione tecnologica/fenolica, il periodo di vendemmia… hai già capito che determinano una gran quantità di variabili gustative.
Il Lavoro in Vigna
Cosa metti nel terreno, come gestisci la pianta, potature ecc. è ovvio che influiranno sul frutto che si svilupperà. Ognuno ha le sue tradizioni e il suo modo di gestire la vigna, ovviamente tutti i viticoltori operano in base alle proprie necessità e filosofie seppur nel rispetto del disciplinare di produzione, ed ora anche con la tutela/responsabilità dell’essere Patrimonio Mondiale UNESCO per il paesaggio vitivinicolo. L’Azienda Sordo si muove nel rispetto della natura con inerbimento controllato tra i filari di graminacee e altre specie che oltre a consolidare il terrreno, che per sua natura è abbastanza friabile, lo protegge dal dilavamento delle acque piovane e ne aumenta la sostanza organica. Non sono utilizzati concimi organici e diserbanti. Le viti vengono trattate con zolfo e prodotti cuprici come la poltiglia Bordolese, solo in caso di grave necessità si utilizzano altri presidi sanitari sotto lo stretto controllo di agronomi qualificati. La resa delle uve è di 80 quintali per ettaro.
Il Lavoro in Cantina
Come, quando e con quali modalità vengono svolte le operazioni di vinificazione, botte piccola o grande?, sono altre variabili che determineranno le differenze sui vini. Da Sordo le uve sono raccolte a piena maturazione e vinificate immediatamente all’arrivo in Cantina. Segue fermentazione tumultuosa a circa 30°C e macerazione a cappello sommerso che per tradizione dura circa sei settimane, successivamente la svinatura e la fermentazione malolattica (trasformazione acido malico in lattico). Maturazione in botti di rovere della Slavonia di grande capacità (oltre 100 in questa azienda). Affinamento almeno 38 mesi e due anni in botte. La Riserva ha un affinamento di 62 mesi.
L’Azienda Sordo
L’Azienda Agricola Sordo Giovanni, oggi guidata dal figlio Giorgio è situata ai piedi della collina di Barolo nel comune di Castiglione Falletto in provincia di Cuneo. Fondata nei primi del ‘900 e giunta alla terza generazione. L’Azienda ha un totale di 53 ettari suddivisi nei comuni di Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba, Monforte d’Alba, Barolo, Novello, La Morra, Verduno, Grinzane Cavour e Vezza d’Alba.
I Barolo di Sordo in degustazione
L’annata 2013
È stata fresca ed in buona parte piovosa, ci sono stati periodi abbastanza lunghi di sole e bel tempo, sia in estate che durante la vendemmia, fatta in ritardo di una decina di giorni. I vigneti dei Cru presentati hanno ricevuto gli stessi trattamenti e processi di vinificazione.
La degustazione è stata guidata da Vito Intini. In generale ho potuto apprezzare la fragranza di fiori e frutti rossi ancora freschi e una nota di liquirizia che in qualche modo era presente in molti dei 2013, chiaro che hanno un notevole margine di miglioramento essendo predisposti ad una lunga evoluzione. Strutturati e complessi, con un tannino ben presente e in qualche caso ancora piuttosto spinto. Spero di avere l’occasione di assaggiare nuovamente questi 2013 tra qualche anno e riportarne l’evoluzione. Comunque, come dicevo all’inizio, tanta sostanza.
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Barolo Monvigliero 2013
Menzione del Comune di Verduno situata nella la zona più a nord del territorio del Barolo, collina a 250/300 m. slm. Terreno abbastanza sciolto, marne chiare, fini e asciutte. Tortoniano con presenza di sabbie.
Rubino con deboli riflessi granato, floreale appassito, la tipica viola, pasticceria dolce, frutto rosso, ribes, leggere note di spezie, pepe nero e chiodo di garofano, gusto elegante, tannini già composti e ottimo retrogusto.
Giovane, non molto strutturato. Ci rivediamo l’anno prossimo.
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Barolo Ravera 2013
Menzione del Comune di Novello e in minima parte del Comune di Barolo, collina a 330/480 m. slm. Terreno sciolto, marnoso biancastro Tortoniano su strati di marne grigio-bluastre.
Si differenzia dal precedente per l’assenza di note dolciastre e per sentori più balsamici con note mentolate, un frutto più complesso ed una maggiore struttura. Risulta energico con un tannino più potente e una buona persistenza gusto-olfattiva.
È un Barolo che chiama la succulenza del cibo, un brasato di manzo avrebbe da far lavorare bene questi tannini con la loro azione frenante sulla salivazione.
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Barolo Gabutti 2013
Menzione del Comune di Serralunga d’Alba, collina a 250/300 m. slm. Geologicamente formazione di Lequio con marne argillo-calcaree non compattissime, Elveziano, stupendo e storico microclima
Olfatto potente, floreale appassito, marmellata di frutta, note terrose, di humus, grafite, tostatura, liquirizia, robusto, morbido, sensazione polverosa, tattile, sensazione di masticabilità.
Un bel Barolo. Tra i più premiati.
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Barolo Parussi 2013
Menzione del Comune di Castiglione Falletto, collina a 250/270 m. slm. Composizione dei terreni, misti con marne chiare (argilla e calcare), buona presenza di sabbie, Elveziano.
Note balsamiche mentolate, fragranza di frutti e fiori, struttura sottile ma molto elegante, lunga persistenza, armonico.
Mi è piaciuto davvero molto.
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Barolo Rocche di Castiglione 2013
Menzione del Comune di Castiglione Falletto e in minima parte del Comune di Monforte d’Alba, collina a 300/340 m. slm. Terreno Elveziano con sedimenti argillosi e calcarei, ricco di ferro.
Olfatto energico ed elegante, intenso, più cupo rispetto al precedente, liquirizia, frutta macerata, marasca, fiore appassito, polveroso, grafite, tabacco, complesso, imponente nella quantità di estratto secco, morbido, caldo.
Ottimo, chiede solo l’ulteriore sviluppo di aromi terziari nei prossimi anni per raggiungere l’eccellenza.
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Barolo Villero 2013
Menzione del Comune di Castiglione Falletto, collina a 250/350 m. slm. Terreno Elveziano con sedimenti argillosi e calcarei, ricco di ferro.
Vena più speziale all’olfatto, chiodi di garofano e noce moscata, cacao, caffé, elegante, molta liquirizia al gusto, morbido, masticabile, grande estratto, lunghissimo.
Wow!!!
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Barolo Monprivato 2013
Menzione del Comune di Castiglione Falletto, collina a 250/300 m. slm. Porzione Elveziana del territorio di Castiglione Falletto, esposizione completa a sud, uno degli 11 vigneti ‘Top’ del Barolo. Terreni calcarei e di marna bluastra di origine marina.
Colore più chiaro, sottile, leggermente burroso, speziato, pepe bianco e noce moscata, note mentolate, finezza ed eleganza estrema.
Da mettere in Cantina per le migliori occasioni.
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Barolo Perno 2013
Menzione del Comune di Monforte d’Alba, collina a a 250/380 m. slm. Terreno tufaceo con strati di terra rossa marnosa di non facile lavorazione. Sottosuolo di sassi e roccia cementata dura con argilla e sabbia, Elveziano.
Forte impatto olfattivo di cuoio, tabacco, ribes nero, pepe nero, legni nobili, struttura e tannini imponenti abbastanza evoluti.
Tutti gli ingredienti di una Riserva che arriva da una grande annata.
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Barolo Perno Riserva 2007
Marasca, carne macerata molto gradevole, tannini composti, morbidezza, lungo, caldo e avvolgente.
Grande grande
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Note finali
Sono arrivato all’ultima parte della degustazione, quella delle Riserve, con le papille gustative quasi esauste e meno ricettive, mi dispiace non aver potuto dare altri pareri, vorrei avere i tre calici qui, e valutarli adesso, sono sicuro che troverei molto altro da dire. Per concludere posso dire che i vini assaggiati sono stati tutti di ottima qualità, terrei in casa un Monprivato da bere in questi giorni accompagnandolo all’ossobuco alla Milanese e farei posto in cantina per blindare le menzioni Parussi, Rocche di Castiglione e Villero per qualche anno.
Il Costo a bottiglia di questi Barolo Sordo è all’incirca di 40€
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Qualche info sul Barolo e la sua fama
È a metà dell’800 che Camillo Benso Conte di Cavour e la Marchesa Giulia Colbert Falletto assumono l’enologo francese Oudart dando così vita al moderno Barolo e promuovendolo in casa Savoia. Il Barolo diventa a fine 800 il primo vino italiano di fama.
Nel 1934 nasce il Consorzio di tutela Barolo e Barbaresco
Vengono definite aree e un disciplinare generico
23 Aprile 1966 diventa Barolo DOC
1 Luglio 1980 diventa Barolo DOCG
11 Comuni nel 2008
513 aderenti al Consorzio, 281 imbottigliatori
il 22 giugno 2014 durante il 38° World Heritage Committee a Doha in Qatar, durante il quale il sito “I Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato” è stato riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità UNESCO
Si stima che i terreni abbiano un valore di 2 milioni di euro per ettaro.
A Barolo si può visitare il bel Museo del vino WI.MU. http://www.wimubarolo.it/it/ e terminare la visita con una bella degustazione nell’enoteca attigua, oppure visitare una delle numerose cantine presenti nel territorio http://www.langhevini.it
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