Categoria: vini rossi italiani

Vini Italiani IGP (IGT)

Elenco delle 118 IGP (Indicazione Geografica Protetta)

IGT (Indicazione Geografica Tipica) nella menzione tradizionale italiana

VINI IGP (IGT) DELLA LOMBARDIA

ALTO MINCIO IGP (IGT)
Regione Lombardia

BENACO BRESCIANO IGP (IGT)
Regione Lombardia.

BERGAMASCA IGP (IGT)
Regione Lombardia.

COLLINA DEL MILANESE IGP (IGT)
Regione Lombardia.

MONTENETTO DI BRESCIA IGP (IGT)
Regione Lombardia.

PROVINCIA DI MANTOVA IGP (IGT)
Regione Lombardia.

PROVINCIA DI PAVIA IGP (IGT)
Regione Lombardia.

QUISTELLO IGP (IGT)
Regione Lombardia.

RONCHI DI BRESCIA IGP (IGT)
Regione Lombardia.

RONCHI VARESINI IGP (IGT)
Regione Lombardia.

SABBIONETA IGP (IGT)
Regione Lombardia.

SEBINO IGP (IGT)
Regione Lombardia.

TERRAZZE RETICHE DI SONDRIO IGP (IGT)
Regione Lombardia.

TERRE LARIANE IGP (IGT)
Regione Lombardia.

VALCAMONICA IGP (IGT)
Regione Lombardia.

VINI IGP (IGT) DEL TRENTINO ALTO ADIGE

DELLE VENEZIE IGP (IGT)
Interregionale. Regione Friuli Venezia Giulia; Regione Trentino Alto Adige; Regione Veneto.

MITTERBERG IGP (IGT)
Regione Trentino Alto Adige.

VALLAGARINA IGP (IGT)
Interregionale. Regione Trentino Alto Adige; Regione Veneto.

VIGNETI DELLE DOLOMITI / WEINBERG DOLOMITEN IGP (IGT)
Interregionale. Regione Trentino Alto Adige; Regione Veneto.

VINI IGP (IGT) DEL VENETO

ALTO LIVENZA IGP (IGT)
Interregionale. Regione Friuli Venezia Giulia; Regione Veneto.

COLLI TREVIGIANI IGP (IGT)
Regione Veneto.

CONSELVANO IGP (IGT)
Regione Veneto.

DELLE VENEZIE IGP (IGT)
Interregionale. Regione Friuli Venezia Giulia; Regione Trentino Alto Adige; Regione Veneto.

MARCA TREVIGIANA IGP (IGT)
Regione Veneto.

VALLAGARINA IGP (IGT)
Interregionale. Regione Trentino Alto Adige; Regione Veneto.

VENETO IGP (IGT)
Regione Veneto.

VENETO ORIENTALE IGP (IGT)
Regione Veneto.

VERONA / PROVINCIA DI VERONA / VERONESE IGP (IGT)
Regione Veneto.

VIGNETI DELLE DOLOMITI / WEINBERG DOLOMITEN IGP (IGT)
Interregionale. Regione Trentino Alto Adige; Regione Veneto.

VINI IGP (IGT) DEL FRIULI VENEZIA GIULIA

ALTO LIVENZA IGP (IGT)
Interregionale. Regione Friuli Venezia Giulia; Regione Veneto.

DELLE VENEZIE IGP (IGT)
Interregionale. Regione Friuli Venezia Giulia; Regione Trentino Alto Adige; Regione Veneto.

VENEZIA GIULIA IGP (IGT)
Regione Friuli Venezia Giulia.

VINI IGP (IGT) DELLA LIGURIA

COLLINA DEL GENOVESATO IGP (IGT)
Regione Liguria.

COLLINE SAVONESI IGP (IGT)
Regione Liguria.

LIGURIA DI LEVANTE IGP (IGT)
Regione Liguria.

TERRAZZE DELL’IMPERIESE IGP (IGT)
Regione Liguria.

VINI IGP (IGT) DELL’EMILIA ROMAGNA

BIANCO DI CASTELFRANCO EMILIA IGP (IGT)
Regione Emilia Romagna.

EMILIA / DELL’EMILIA IGP (IGT)
Regione Emilia Romagna.

FORLÌ IGP (IGT)
Regione Emilia Romagna.

FONTANA DEL TARO IGP (IGT)
Regione Emilia Romagna.

RAVENNA IGP (IGT)
Regione Emilia Romagna.

RUBICONE IGP (IGT)
Regione Emilia Romagna.

SILLARO / BIANCO DEL SILLARO IGP (IGT)
Regione Emilia Romagna.

TERRE DI VELEJA IGP (IGT)
Regione Emilia Romagna.

VAL TIDONE IGP (IGT)
Regione Emilia Romagna.

VINI IGP (IGT) DELLA TOSCANA

ALTA VALLE DELLA GREVE IGP (IGT)
Regione Toscana.

COLLI DELLA TOSCANA CENTRALE IGP (IGT)
Regione Toscana.

COSTA TOSCANA IGP (IGT)
Regione Toscana.

MONTECASTELLI IGP (IGT)
Regione Toscana.

TOSCANO / TOSCANA IGP (IGT)
Regione Toscana.

VAL DI MAGRA IGP (IGT)
Regione Toscana.

VINI IGP (IGT) DELLE MARCHE

MARCHE IGP (IGT)
Regione Marche.

VINI IGP (IGT) DELL’UMBRIA

ALLERONA IGP (IGT)
Regione Umbria.

BETTONA IGP (IGT)
Regione Umbria.

CANNARA IGP (IGT)
Regione Umbria.

NARNI IGP (IGT)
Regione Umbria.

SPELLO IGP (IGT)
Regione Umbria.

UMBRIA IGP (IGT)
Regione Umbria.

VINI IGP (IGT) DEL LAZIO

ANAGNI IGP (IGT)
Regione Lazio.

CIVITELLA D’AGLIANO IGP (IGT)
Regione Lazio.

COLLI CIMINI IGP (IGT)
Regione Lazio.

COSTA ETRUSCO ROMANA IGP (IGT)
Regione Lazio.

FRUSINATE / DEL FRUSINATE IGP (IGT)
Regione Lazio.

LAZIO IGP (IGT)
Regione Lazio.

VINI IGP (IGT) DELL’ABRUZZO

COLLI APRUTINI IGP (IGT)
Regione Abruzzo.

COLLI DEL SANGRO IGP (IGT)
Regione Abruzzo.

COLLINE FRENTANE IGP (IGT)
Regione Abruzzo.

COLLINE PESCARESI IGP (IGT)
Regione Abruzzo.

COLLINE TEATINE IGP (IGT)
Regione Abruzzo.

DEL VASTESE / HISTONIUM IGP (IGT)
Regione Abruzzo.

TERRE AQUILANE / TERRE DE L’AQUILA IGP (IGT)
Regione Abruzzo.

TERRE DI CHIETI IGP (IGT)
Regione Abruzzo.

VINI IGP (IGT) DEL MOLISE

OSCO / TERRE DEGLI OSCI IGP (IGT)
Regione Molise.

ROTAE IGP (IGT)
Regione Molise.

VINI IGP (IGT) DELLA CAMPANIA

BENEVENTO / BENEVENTANO IGP (IGT)
Regione Campania.

CAMPANIA IGP (IGT)
Regione Campania.

CATALANESCA DEL MONTE SOMMA IGP (IGT)
Regione Campania.

COLLI DI SALERNO IGP (IGT)
Regione Campania.

DUGENTA IGP (IGT)
Regione Campania.

EPOMEO IGP (IGT)
Regione Campania.

PAESTUM IGP (IGT)
Regione Campania.

POMPEIANO IGP (IGT)
Regione Campania.

ROCCAMONFINA IGP (IGT)
Regione Campania.

TERRE DEL VOLTURNO IGP (IGT)
Regione Campania.

VINI IGP (IGT) DELLA PUGLIA

DAUNIA IGP (IGT)
Regione Puglia.

MURGIA IGP (IGT)
Regione Puglia.

PUGLIA IGP (IGT)
Regione Puglia.

SALENTO IGP (IGT)
Regione Puglia.

TARANTINO IGP (IGT)
Regione Puglia.

VALLE D’ITRIA IGP (IGT)
Regione Puglia.

VINI IGP (IGT) DELLA BASILICATA

BASILICATA IGP (IGT)
Regione Basilicata.

VINI IGP (IGT) DELLA CALABRIA

ARGHILLÀ IGP (IGT)
Regione Calabria.

CALABRIA IGP (IGT)
Regione Calabria.

COSTA VIOLA IGP (IGT)
Regione Calabria.

LIPUDA IGP (IGT)
Regione Calabria.

LOCRIDE IGP (IGT)
Regione Calabria.

PALIZZI IGP (IGT)
Regione Calabria.

PELLARO IGP (IGT)
Regione Calabria.

SCILLA IGP (IGT)
Regione Calabria.

VAL DI NETO IGP (IGT)
Regione Calabria.

VALDAMATO IGP (IGT)
Regione Calabria.

VINI IGP (IGT) DELLA SICILIA

AVOLA IGP (IGT)
Regione Sicilia.

CAMARRO IGP (IGT)
Regione Sicilia.

FONTANAROSSA DI CERDA IGP (IGT)
Regione Sicilia.

SALEMI IGP (IGT)
Regione Sicilia.

SALINA IGP (IGT)
Regione Sicilia.

TERRE SICILIANE IGP (IGT)
Regione Sicilia.

VALLE BELICE IGP (IGT)
Regione Sicilia.

VINI IGP (IGT) DELLA SARDEGNA

BARBAGIA IGP (IGT)
Regione Sardegna.

COLLI DEL LIMBARA IGP (IGT)
Regione Sardegna.

ISOLA DEI NURAGHI IGP (IGT)
Regione Sardegna.

MARMILLA IGP (IGT)
Regione Sardegna.

NURRA IGP (IGT)
Regione Sardegna.

OGLIASTRA IGP (IGT)
Regione Sardegna.

PARTEOLLA IGP (IGT)
Regione Sardegna.

PLANARGIA IGP (IGT)
Regione Sardegna.

PROVINCIA DI NUORO IGP (IGT)
Regione Sardegna.

ROMANGIA IGP (IGT)
Regione Sardegna.

SIBIOLA IGP (IGT)
Regione Sardegna.

THARROS IGP (IGT)
Regione Sardegna.

TREXENTA IGP (IGT)
Regione Sardegna.

VALLE DEL TIRSO IGP (IGT)
Regione Sardegna.

VALLI DI PORTO PINO IGP (IGT)
Regione Sardegna.

Dati estrapolati dagli elenchi del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. A questo link è possibile scaricare i files pubblici .pdf con gli elenchi e i disciplinari di produzione.

Classificazione e Denominazioni dei Vini Italiani

Definizioni della Comunità Europea e Italiane

Sono tante le sigle che popolano il panorama vinicolo italiano e spesso viene fatta confusione o non se ne capisce il significato. La classificazione dei vini italiani è soggetta alle normative europee ma abbiamo ancora in uso le nostre italiche definizioni.

Sotto il marchio giallo/rosso europeo DOP

DOP (Denominazione d’Origine Protetta)

ricadono le menzioni tradizionali italiane DOCG e DOC

DOCG (Denominazione d’Origine Controllata e Garantita)

DOC (Denominazione d’Origine Controllata).

Entrambe le sigle sottintendono un Disciplinare di allevamento delle uve e di produzione del vino con regole ben precise e diverse per ogni vino. Ad esempio, in un Disciplinare, sono indicati i Comuni da dove possono provenire le uve, quali uve possono essere usate e in che percentuale, il grado minimo di volume alcolico, il tempo di affinamento, il tipo di impianto ecc., insomma una serie di regole atte a conferire tipicità e qualità al vino.

Sotto il marchio giallo/blu europeo IGP

IGP (Indicazione Geografica Protetta)

ricade la menzione tradizionale italiana IGT

IGT (Indicazione Geografica Tipica)

Anche per le IGT ci sono i Disciplinari di produzione ma a differenza dei precedenti si riferiscono spesso ad aree geografiche più grandi e sono magari previste maggiori varietà di uve e tipologie di vino che si possono produrre.

Queste sono le definizioni sancite dalla Comunità Europea:

Definizione di DENOMINAZIONE DI ORIGINE: il nome di una regione, di un luogo determinato o, in casi eccezionali e debitamente giu­stificati, di un paese che serve a designare un prodotto di cui all’articolo 92, paragrafo 1, conforme ai seguenti requisiti:
i)  la qualità e le caratteristiche del prodotto sono dovute essenzialmente o esclusivamente a un particolare am­ biente geografico e ai suoi fattori naturali e umani;
ii)  le uve da cui è ottenuto il prodotto provengono esclusi­vamente da tale zona geografica;
iii)  la produzione avviene in detta zona geografica e
iv)  il prodotto è ottenuto da varietà di viti appartenenti alla
specie Vitis vinifera;
Definizione di INDICAZIONE GEOGRAFICA: l’indicazione che si riferisce a una regione, a un luogo determinato o, in casi eccezionali e debitamente giustificati, a un paese, che serve a designare un prodotto di cui all’articolo 92, paragrafo 1, conforme ai seguenti requisiti:
i)  possiede qualità, notorietà o altre peculiarità attribuibili a tale origine geografica;
ii)  le uve da cui è ottenuto provengono per almeno l’85 % esclusivamente da tale zona geografica;
iii)  la produzione avviene in detta zona geografica e
iv)  è ottenuto da varietà di viti appartenenti alla specie Vitis vinifera o da un incrocio tra la specie Vitis vinifera e altre specie del genere Vitis.
(Regolamento UE N. 1308/2013)

In una ipotetica piramide qualitativa dei vini a Denominazione, al vertice ci sono le DOP/DOCG, le quali possono avere un’ulteriore livello superiore di definizione, riferito ad una zona geografica di produzione più ristretta.

Sono le MGA (dette anche MeGA)

MGA (Menzioni Geografiche Aggiuntive)

Vengono usate ad esempio nelle DOCG di Barolo e Barbaresco (link MGA Barolo).

Prendendo come esempio il vino Barolo si potrà quindi avere l’indicazione del Comune, ad esempio Serralunga d’Alba (che è uno degli 11 comuni che possono produrre Barolo DOCG) e l’indicazione di una sua MGA, ad esempio Gabutti (una delle 39 MGA di Serralunga). Un’ulteriore livello di definizione può essere quello dell’indicazione del nome della Vigna.

Rimanendo sull’ipotetica piramide qualitativa, abbiamo quindi le DOP/DOCG seguite dalle DOP/DOC e più sotto le IGP/IGT. Alla base della piramide qualitativa si trovano i Vini varietali e i Vini generici che corrispondono alla definizione tradizionale di:

  • VDT (Vini da Tavola)

Sono vini prodotti al di fuori di un Disciplinare di riferimento.

CARTA DEI VINI DOP D’ITALIA (DOCG-DOC) 2024

Le Denominazioni d’Origine sono soggette a controlli che ne garantiscono la qualità e il rispetto delle norme indicate dai Disciplinari. Sulle bottiglie di vini a Denominazione vengono apposte le cosiddette ‘fascette’ (contrassegni di Stato con filigrana e indicazione DOCG o DOC). Esse sono una garanzia per il consumatore e un valido strumento contro la contraffazione.

NORMATIVA SUL CONFEZIONAMENTO DEI VINI A DENOMINAZIONE
1. Il confezionamento, dei vini a D.O.C.G. destinati all’immissione al consumo comporta l’obbligo dell’uso della «fascetta», avente le caratteristiche indicate all’articolo 3.
2. La fascetta di cui al comma 1 e’ utilizzata anche per il confezionamento dei vini D.O.C.. Per tali vini, in alternativa, e’ consentito l’utilizzo del lotto…
(Art.2 Gazzetta Ufficiale)
COME VIENE CONFERITA UNA DENOMINAZIONE
Una DOCG è definita tale dopo 7 anni che è stata DOC, mentre una DOC diviene tale dopo 5 anni che è stata IGT. Il riconoscimento dell’IGT è riservato ai vini provenienti dalla rispettiva zona viticola a condizione che la relativa richiesta sia rappresentativa di almeno il 20% dei viticoltori interessati e di almeno il 20% della superficie totale dei vigneti oggetto di dichiarazione produttiva… (Art.33 Gazzetta Ufficiale)

Si può sintetizzare che più si sale nella piramide qualitativa e più i Disciplinari di produzione sono restrittivi e le aree produttive più circoscritte. Ma non è detto che un vino DOCG sia sempre migliore di un vino IGP. Spesso i produttori preferiscono rimanere in una IGP per avere più libertà di scelta in quanto è magari troppo restrittivo il Disciplinare della DO che ad esempio indica le varietà e le percentuali di uve utilizzabili in modo troppo vincolante. Per fare un esempio, uno dei vini italiani più conosciuti e costosi è una IGT (Toscana), parlo del Tignanello di Marchesi Antinori.

È anche possibile trovare un ottimo vino da tavola se il produttore, avendo a disposizione un buon terroir e capacità ha deciso di rimanere al di fuori di ogni vincolo legato ai Disciplinari. Ma è giusto fare riferimento ad una DOCG se si cerca un’espressione tipica di un vino. L’identificazione delle migliori zone produttive e di quali varietà meglio si esprimono in un determinato luogo, arriva da molto lontano, ben prima che nascesse l’Unione Europea e le sue DOP.

Anche per le DOC vale la stessa cosa ma vanno considerate caso per caso, perchè ad esempio, in una DOC che comprende un’intera regione, come Sicilia DOC, è più difficile trovare una tipicità specifica. Ben diverso se è indicata una zona più circoscritta come ad esempio nell’Etna DOC, ovvio che qui potrò trovare il riscontro di un terroir unico con suoli di origine vulcanica, microclima diverso ecc.

Non c’è una regola precisa per scegliere ‘il miglior vino’ in base alla sigla di Denominazione in etichetta ma vanno sempre considerate come una importante indicazione di qualità e di garanzia per il consumatore.

Per completezza di informazione, malgrado siano ormai rare sulle bottiglie, si possono trovare anche queste sigle:

  • VQPRD (vino di qualità prodotto in regione determinata)
  • VLQPRD (vino liquoroso di qualità prodotto in regione determinata)
  • VSQPRD (vino spumante di qualità prodotto in regione determinata)

Puoi scoprire gli elenchi di tutti i vini Italiani a Denominazione su queste pagine del blog


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Il Nebbiolo 2017 dell’Astemia Pentita

Torno sul Nebbiolo, quello dell’Astemia Pentita di Barolo. Ho stappato e degustato con calma una delle bottiglie acquistate nella recente visita ed è davvero un gran Nebbiolo quello dell’annata 2017. Robusto di corpo, con tannini già integrati che stanno in perfetto equilibrio con la morbidezza alcolica del 14,5%. Intenso nei profumi, di viola, spezie, frutti di bosco freschi e liquirizia. L’acidità è ben presente e gli dona una facile bevibilità.  Elegante e profondo. Lo metto sul podio dei Nebbioli, quelli giovani ma che hanno una personalità da leader, un giovane e fighissimo Nebbiolo che fa le scarpe a certi Barolo. Da provare perchè è veramente molto al di sopra di tanti altri Nebbiolo. Piacevole da bere e ricco di qualità. Le uve provengono dai vigneti del comune di Barolo, la vinificazione prevede una macerazione di circa 20 giorni e l’affinamento di un anno in tonneaux di rovere francese.

Per la cronaca, l’Astemia Pentita è l’imprenditrice Sandra Vezza, titolare anche dell’azienda Gufram, famosa nel mondo del design per aver creato il divano a forma di bocca. I miei migliori complimenti vanno all’enologo Daniele Mauro per questo grande Nebbiolo. 

🔝

Luca Gonzato

Tenuta Fontanafredda

Entrare in Fontanafredda è come fare un tuffo nel passato, tutto qui traspira storia. Da quella più lontana, agli albori del Barolo, fino alla più recente con la nascita del movimento Slow Food. 

Il nome Fontana Fredda rimanda a documenti del 1700 che indicano una valletta fresca e ricca di fonti, di cui una che alimentava il pozzo e il sottostante laghetto ancora presenti nella tenuta. Gli edifici a righe del borgo sono distintivi delle proprietà Sabaude. Re Vittorio Emanuele II che divenne possessore nel 1858 donò la tenuta alla sua amante preferita, di umili origini, la ’Bela Rosin’ (Rosa Vercellana), conferendole anche il titolo di contessa di Mirafiore e Fontanafredda, che tra l’altro sono le due linee di vini prodotte ancora oggi.

Vittorio Emanuele II, la Bella Rosina e il loro figlio Emanuele Guerrieri. Immagini dal museo di Fontanafredda.

Dall’amore del re con la Rosina nacquero Guerrieri Emanuele (poi divenuto conte di Mirafiori) e Maria Vittoria. A loro, nel 1860 vennero intestate le proprietà. Fu Emanuele che nel 1878 diede slancio alla produzione. Grazie alla passione e alle innovazioni introdotte, ad esempio quella dei condotti che permettevano i travasi senza dover caricare in spalla e trasportare il vino nelle sale d’invecchiamento sottostanti, la cantina visse anni di splendore.

Il borgo contemplava in sé tutto il necessario per la vita di una trentina di famiglie. Dal panificio alla scuola, fino agli spazi di svago del dopolavoro. L’attività principale era ovviamente legata alla produzione del vino, le cantine storiche sono tra le più belle al mondo. Impressionante il susseguirsi di botti e il cunicolo sotterraneo che collegava le zone di vinificazione a quelle di affinamento.

La tenuta conobbe in seguito anni di declino, anche per la terribile Fillossera che negli anni 30 distrusse i vigneti. La proprietà passò poi al Monte dei Paschi e il marchio ‘Casa E. Di Mirafiore’ alla famiglia Gancia. Nel 2009 la tenuta e i marchi sono stati acquisiti dal fondatore di Eataly, Oscar Farinetti, il quale ha  riportato allo splendore questo incredibile luogo.

L’ingresso dell’enoteca

La Fontanafredda di oggi conserva nel migliore dei modi gli edifici storici e il museo ma è anche un luogo di incontro, cultura e svago. È sede della Fondazione Mirafiore, vi sono diversi ristoranti, un hotel e spazi per incontri di lavoro e degustazione, inoltre nell’edificio principale è presente una bella enoteca dove acquistare tutti i vini prodotti in Fontanafredda e da Borgogno (altra cantina di proprietà dal 2008). 

Uno dei luoghi più affascinanti di Fontanafredda è la ‘Rotonda’, attuale zona di affinamento con centinaia di barrique, un tempo era il fulcro della cantina, dove avveniva la pigiatura e la vinificazione. Qui ebbe luogo, nel 1986, la prima riunione di quel gruppo di amici capitanati da Carlin Petrini che diedero poi vita al movimento di Slow Food.

L’ingresso al Bosco dei pensieri e a destra il pozzo di Fontana Fredda

Altro luogo speciale è il ‘bosco dei pensieri’, dove poter passeggiare nella quiete tra piante secolari ed ammirando le colline vitate. Sono 122 gli ettari totali di Fontanafredda, di cui 100 di vigneti (78 intorno al borgo), 10 tra borgo e cantina e 12 di bosco. 400 le famiglie di contadini che conferiscono le uve a Fontanafredda. Il tutto nel rispetto del territorio  e all’insegna di uve sane con certificazione biologica. I vini prodotti sono tanti, spumanti, bianchi e soprattutto rossi con le varietà tipiche piemontesi. Ovviamente il Nebbiolo è l’uva principe e le sue declinazioni in Barolo trovano diverse espressioni.

La casa della Bela Rosin, oggi sede del Guido ristorante

All’interno della tenuta, nello stellato ‘Guido ristorante’, ho avuto il piacere di degustare il Barolo ‘La Rosa’ 2013. Un Barolo importante tra i migliori simboli vinicoli di Fontanafredda, votato nel 2008 da Wine Spectator tra i 100 migliori vini al mondo.

Vigna La Rosa si esprime con grande eleganza e corpo, complice anche l’annata calda del 2013. Ai tipici profumi floreali di viola e rosa si associano un bel frutto rosso in confettura e sentori di sottobosco. Le note di affinamento in legno (3 anni) regalano un tannino vellutato e sentori di legni pregiati. Complesso e morbido come seta sulla pelle. Questo Barolo accarezza la lingua regalando una piacevolezza che si allunga snocciolando tante piccole sensazioni aromatiche. La Rosa accompagnata dalla faraona arrosto dello chef Ugo Alciati sono qualcosa di magico.

Nella tenuta Fontanafredda, anche per le dimensioni e la notorietà, non ci si può aspettare quell’atmosfera ‘raccolta’ tipica di altre cantine del Barolo però vale davvero la visita. È un luogo che fa capire bene quanta storia ci sia dietro al Re dei vini e quanto, un tempo, il lavoro avesse un valore ‘Alto’ che portava a condividere gli stessi spazi ed obiettivi, come in una grande famiglia, quella di Fontanafredda.

Luca Gonzato

Ettore Germano, viticoltori dal 1856

Tornare tra le colline delle Langhe, patrimonio dell’umanità, è sempre un piacere. Questa volta il mio interesse mi ha portato a Serralunga d’Alba, uno degli 11 comuni del Barolo, nella storica cantina ‘Ettore Germano’, viticoltori dal 1856. A condurre l’azienda sono Sergio Germano con la moglie Elena ma nelle retrovie si sta già formando la quinta generazione. Ad accoglierci troviamo Simona, un’amministrativa che si occupa anche dei clienti, simpatica e preparata ci accompagnerà nella visita e nella degustazione.

Immagini di Sergio Germano all’ingresso

Il profumo di mosto arriva pungente dal piano inferiore, la vendemmia è stata fatta solo un paio di settimane fa. Nella zona di affinamento dei vini sono presenti botti di dimensioni diverse, barrique, tonneaux e botti grandi che arrivano ai 2500 litri.

Interessante vedere alcuni campioni di terreno provenienti da quattro cru, danno immediatamente l’idea delle diversità che caratterizzeranno poi anche i vini. 

Campioni di suolo dei Cru di Cerretta, Prapò, Lazzarito e Vignarionda.

I suoli della zona di Barolo sono famosi per le marne, stratificazioni formatesi milioni di anni fa nel Miocene, quando qui c’era un mare. Il formarsi delle colline ha quindi mischiato i terreni creando infinite variabili di terreno. Da Germano, nel Cru Cerretta, si trova la marna di Sant’Agata (Tortoniano), il colore tende al grigio/blu, il terreno è calcareo/argilloso; il Cru Prapò è calcareo/argilloso con strati di arenaria; il Cru Lazzarito è calcareo con presenza di una vena ferrosa e di calcio; in Vignarionda è calcare marnoso.

La sala di degustazione di Ettore Germano

Ci spostiamo poi nella sala di degustazione al piano superiore da cui si ha accesso a una grande terrazza sulle vigne. Si potrebbe godere di un bel panorama sulle colline ma purtroppo il clima è tipicamente autunnale con quella nebbiolina mista a pioggia polverizzata.

Nell’ampia sala sono presenti le belle carte tridimensionali di Enogea e i due ‘vangeli’ delle MGA così si possono vedere e comprendere sia la posizione dei Cru che le altitudini e le esposizioni. 

Le mappe 3D del Barolo DOCG e di Serralunga d’Alba a destra

Nel frattempo Simona ha preparato i calici ed iniziamo la degustazione con uno spumante metodo classico da uve di Nebbiolo al 100%. Si chiama Rosanna (nome della madre di Sergio) ed è un extra brut, affina sui lieviti per circa 18 mesi. È molto fine ed elegante con un bel finale dolce. Bella sorpresa, avevo assaggiato altri spumanti da Nebbiolo ma nessuno mi aveva mai conquistato, questo sì. 

Il secondo assaggio è la Nascetta, tipico vitigno bianco piemontese, dimenticavo di dire che Sergio ha introdotto la coltivazione di uve bianche, i vigneti si trovano però in Alta Langa a Cigliè. Questa Nascetta è decisamente particolare per complessità aromatica, conserva una bella freschezza ed acquista sentori più minerali anche grazie all’affinamento in anfora. Altro assaggio il Binel (significa gemello in piemontese), un blend di 85% Chardonnay e 15% Riesling, piacevole anche questo con note burrose, morbide e fruttate tipiche dello Chardonnay ed arricchite dai sentori evolutivi tipici del Riesling.

A questo punto, dopo che avevo manifestato la mia curiosità su questo vitigno, Simona ci fa la sorpresa di farci assaggiare anche l’Hérzu 2011, Riesling 100%. Mi si allarga il sorriso, qui i sentori di idrocarburi danzano con il frutto in un contesto di acidità che mantiene la bocca pulita e pronta ad accogliere un nuovo sorso. Grande, potente, lunghissimo nella persistenza, peccato che le scorte siano finite e non si possa acquistare. Passiamo ai rossi iniziando da una Barbera d’Alba superiore ‘della Madre’ del 2016, si percepisce un bel frutto rosso maturo e le note di tostatura in legno (tonneaux per 1 anno), vaniglia, cacao. Anche qui l’acidità lo rende facilmente bevibile. Ed ora il Nebbiolo 2018, vinificato con una breve macerazione sulle bucce. Sorprende perchè mi aspettavo tutt’altro ed invece mi trovo a degustare un vino elegante, sottile, più vicino ad un rosé che a un nebbiolo strutturato. Piacevole proprio per la sua finezza, da riprovare come aperitivo.

Arriviamo ai Baroli, Prapò 2014, Cerretta 2014 e Lazzarito riserva 2012. Un crescendo di piacevolezza e complessità che rende pienamente l’idea di questo territorio di Serralunga. I legni sono usati sempre con discrezione e finalizzati ad armonizzare più che ad aggiungere aromi. Come affinamenti, il Prapò fa botte grande per due anni, risulta ancora fresco, tannico, complesso negli aromi di frutti rossi e neri e tostatura. Il Cerretta mi è sembrato più pronto, con un tannino più vellutato, affina due anni in tonneaux da 700 litri. Bel Barolo anche questo. Infine la riserva Lazzarito, il cru con le vigne più vecchie, circa 80 anni. Qui il piacere è tanto, se nei precedenti era l’austerità e la verticalità ad imporsi, qui sono la familiarità e la rotondità ad arrivarmi come un abbraccio. Le uve fanno una lunga macerazione di quasi due mesi e poi affina in botte grande quasi 3 anni e minimo due anni in bottiglia. Corpo ed eleganza rendono questo Barolo una vera eccellenza. Un ultimo sguardo alle colline sorseggiando nuovamente i Baroli rimasti nei calici e già mi spiace dover andar via. Bella visita e grazie di cuore a Simona per l’ospitalità e la simpatia. Complimenti a Sergio che anche se non ho potuto conoscere di persona mi ha trasmesso attraverso i suoi vini una personalità forte, legata alle tradizione quel che serve e aperta a nuove interpretazioni, penso al Langhe nebbiolo e allo Spumante rosé ma anche all’interessante via intrapresa con l’introduzione dell’anfora.

Luca Gonzato

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