Categoria: vini rossi italiani

Nerello Mascalese, Vigne Vecchie, Calabretta

Il Nerello Mascalese di Massimiliano Calabretta, nella versione Vigne Vecchie del 2007. Indubbiamente un vino carismatico dove gli aromi terziari di affinamento giocano un ruolo di primo piano nel dargli carattere e spessore. L’uva, Nerello Mascalese, vitigno autoctono siciliano, viene coltivato da Calabretta in vigne a piede franco con oltre 80 anni di età ai piedi dell’Etna, su suoli ‘neri’ vulcanici. La cantina si trova a Randazzo, in Provincia di Catania. Il vino, dopo un lungo affinamento di 60 mesi in botti di rovere e in vetro, si presenta di un bel rosso rubino tendente al granato con profumi di rosa passita e frutti rossi. Sentori balsamici e spezie dolci su base sapida. Caldo e tannico si muove morbido accompagnando lungamente gli aromi. Nel complesso è armonico e fine. Ma… al secondo assaggio, inizio a sentire l’alcol, 15° di volume. Immagino queste uve scaldate dal sole di giorno, tanta luce, il fresco della sera con il terreno che mantiene e rilascia il calore. Le viti ci godono e offrono uve ricche di zuccheri che in fermentazione (naturale con lieviti indigeni) si trasformano in gradazioni elevate. Per certi versi mi ricorda alcune Barbera piemontesi, ma qui c’è una finezza diversa, minerale. Questo Nerello Mascalese Vigne Vecchie è un vino ‘maschio’ per la potenza che trasmette e ‘femmina’ per l’eleganza con cui si lascia bere. Ancora un goccio, davvero buono. Mi rigiro tra le dita il tappo, al tatto non capisco se è sintetico o sughero, non presenta il classico punto di contatto con il vino, rosso e profumato, è di un tenue rosato. Sono passati 11 anni e questo tappo è integro. Approfondisco la questione visitando il sito di Nomacorc, è una linea di tappi 100% riciclabili, derivati dalla canna da zucchero e dall’aspetto molto simile al sughero. Le prestazioni più interessanti di questa tipologia di tappi sono relative alla capacità di scambio controllato di ossigeno e all’esenzione garantita da TCA (difetto del vino, dovuta al sughero infettato, odore di tappo). Beh devo dire che non rimpiango il sughero, svolge il suo ruolo in modo eccellente proteggendo il vino e consentendo la naturale evoluzione. Dimenticavo di dire che questo vino è un “triple A” (agricoltori, artigiani, artisti), sinonimo di vini naturali prodotti nel rispetto della terra. Spero di avervi fatto venir voglia di assaggiare un Nerello Mascalese, che come vitigno è poco conosciuto soprattutto nel nord Italia. Poi se volete la garanzia di assaggiarne uno ‘buono’ vi consiglio questo di Massimiliano Calabretta. L’abbinamento è ovviamente con le carni rosse ma se non avete preconcetti verso il ‘fast food’ io l’ho trovato fantastico con un grande hamburger insaporito da salse (es. BigMac). Gran bel lunedì.

Luca Gonzato 

Brunello di Montalcino Banfi

Tenevo il Brunello di Montalcino 2011 di Banfi in cantina quasi come fosse una reliquia, aspettavo l’occasione, ma non sono così coerente con me stesso da aspettare una reale occasione, me la creo, “giornata lavorativa intensa = ci vuole un buon vino”. Torno al Sangiovese perchè è il ‘nostro’ vino, il rosso italiano per antonomasia, il vitigno più coltivato in Italia e tra i primi dieci nel mondo. Il terroir rinomato di Montalcino, la produzione di Castello Banfi, caratteristiche uniche per un gran vino. Per la cronaca sono 118 i cloni registrati di Sangiovese, riconducibili alle macrofamiglie di Toscano, Brunello, Prugnolo Gentile, Morellino, Romagnolo e Marchigiano. Purtroppo, a cena, ho sbagliato l’abbinamento, tocchi di pollo saltati nella wok con aglio, rosmarino, salvia, timo, liquirizia, aceto balsamico e marsala (si lo confesso il marsala non mi fa impazzire e la bottiglia aperta da mesi la voglio finire in qualche modo). Il Brunello Banfi si presenta di un bel colore rubino intenso, ricco di sostanza colorante che lascia poco spazio alla luce, l’unghia è aranciata. Consistente nel calice sprigiona sentori di piccoli frutti rossi in confettura, fiori passiti, viola, more. Il gusto è fruttato con un filo conduttore balsamico, mi ricorda l’eucalipto, il mentolo. Ha un bella struttura, i tannini sono ben integrati e mi fanno sognare delle succulente costine alla brace piuttosto che questa carne bianca di pollo aromatizzata. Si sentono bene anche delle note di affinamento in legno (2 anni, 50% in botti grandi e 50% in barriques + un anno -minimo- in bottiglia). Acidità equilibrata e armonia di tutte le componenti. È un vino che nelle guide riceve punteggi molto alti, sopra i 90 punti. Forse sbaglio ma questo 2011 non ha ancora quella persistenza aromatica che mi aspettavo, per il resto mi è piaciuto molto e confermo un ottimo giudizio. Eccellente per rimettersi in sesto dopo una giornata di lavoro.

Luca Gonzato

Piccola bottiglia, grande Nebbiolo

Gattinara 2013, Travaglini

Acquistare vino online ha i suoi rischi, ad esempio quello di ricevere una bottiglia sottodimensionata a  0,50 l., ma se si tratta del Gattinara di Travaglini ne sei comunque felice perchè la bottiglia è bellissima anche in versione mignon. È stata pensata dal fondatore dell’Azienda, Giancarlo Travaglini nel 1958, per conservare il vino in modo ottimale, con vetro oscurato e con una forma che possa trattenere i residui che si formano dopo anni di affinamento. Tornando all’errore d’acquisto, sono stato ingannato dal prezzo, pensavo si riferisse alla bottiglia da 0,75 l., avrei dovuto porre più attenzione ma aldilà di questo, Travaglini fa uno dei Nebbioli (varietà Spanna), migliori del Piemonte, nella DOCG Gattinara. Vale il costo e se amate i vini da uve di Nebbiolo dovete assolutamente assaggiarlo. È elegante, ‘very cool’, si esprime con i tipici sentori di prugna e frutti rossi, ‘autoritario’ e ‘pulito’ in ogni fase della degustazione, si lascia bere con grande freschezza/scorrevolezza, i tannini e la sapidità sono ben equilibrati con la morbidezza glicerica e il grado alcolico (13,5 Vol.),  Il finale fruttato è lungo, puoi sentire tutte le componenti stare insieme in modo armonico. Non voglio fare la sviolinata ma non fissatevi sui Nebbioli di Barolo o Barbaresco, questo Gattinara è Top. Vellutato, di corpo, con sentori di affinamento in legno (2 anni in botti di rovere di slavonia) eleganti, non disturbano o sovrastano ma semplicemente completano il profilo di questo nebbiolo che raggiunge livelli di eccellenza. Vabbé, basta che altrimenti sembra che mi pagano e non è così. Provatelo e se avete qualche rimostranza scrivetemi.

Luca Gonzato

Nero di Troia, Castel del Monte

Il must di ferragosto sembra essere la bollicina francese o il bianco altoatesino, ma non per me, io torno, anche se solo con il ricordo, al recente viaggio in Puglia e al passaggio a Castel del Monte, Andria.

Castel del Monte è famosa per la Fortezza del XII secolo, voluta dall’Imperatore Federico II, dalla caratteristica pianta ottagonale. Si erge su un promontorio che domina vigneti e uliveti, dà anche il nome alla DOCG Castel del Monte (Bombino Nero, Nero di Troia Riserva, Rosso Riserva). In questo post mi soffermo su due vini a base Nero di Troia, un vitigno poco conosciuto ma dalle eccellenti caratteristiche che comprendono una notevole sostanza polifenolica (tannini e antociani), che lo rendono adatto ad un lungo affinamento.  Due ‘rossi’ che ti faranno amare i vini delle Murge.

Nero di Troia 2016, Terrecarsiche1939. Vigneti in zona Castel del Monte, Uva Nero di Troia 100%. Al naso è intrigante, frutti rossi, viola, geranio, cuoio bagnato, in bocca è elegante, pulito, di buona persistenza aromatica. Bella mineralità che si contrappone alla morbidezza di questo vino che nel finale regala note balsamiche. Vinificazione in acciaio, prezzo sui 7€. Un bel tagliere di salumi o una pasta con un ragù di carne/salsicce sono il mio abbinamento consigliato per aperitivo e primo piatto.

Terranera, Rosso Riserva del Conte 2013, Conte Spagnoletti Zeuli. Vigneti in zona Castel del Monte, Uve di Nero di Troia 70%, Aglianico 15%, Montepulciano 15%. Amarene sotto spirito, cioccolato, castagne, sottobosco, spezie dolci, balsamico, mentolato. In bocca i piccoli frutti rossi ricordano una confettura fatta in casa. Tannini e acidità ben presenti e armonici. Caldo, robusto, pronto e ottimo già così, può ulteriormente evolversi con eleganza nei prossimi anni. È un gran bel vino, amichevole ed elegante allo stesso tempo. Affinato in Barrique per 12 mesi, prezzo sui 17€. Lo abbinerei ad un secondo piatto, ad esempio una tagliata di manzo con funghi porcini.

Questi due vini mi hanno confermato ancora una volta la qualità dei vini pugliesi che sempre più si presentano in modo raffinato e mantengono un’ottimo prezzo di vendita.

E voi con cosa avete ‘innaffiato’ il vostro ferragosto?

Luca Gonzato

Casa del Chianti Classico

Sosta alla Casa del Chianti Classico in Radda in Chianti. Bellissima location nell’ex convento che ospita Museo, Enoteca e Bistrot. Si possono trovare tutte le etichette degli aderenti al consorzio, in vendita a prezzi di cantina e una decina di vini in degustazione, suddivisi tra ultime annate, riserve e gran selezioni.

Quattro i miei assaggi:

Chianti Classico 2016, Castello di Volpaia (Radda in Chianti), bel frutto fresco, dinamico, elegante, equilibrato, l’introduzione perfetta al Chianti Classico.

Chianti Classico Vigna Casi Riserva 2013, Castello di Meleto (Gaiole in Chianti), morbido con tannini evoluti e piacevoli note di tostatura in legno. Robusto, raffinato, bella personalità.

Chianti Classico Gran Selezione 2010, Millennium, Losi Querciavalle, (Castelnuovo Berardenga), carattere unico, gran corpo e armonia, a sorprendermi delle note finali di pino, di resina, wow.

Chianti Classico Bugialla Riserva 2015, Poggerino (Radda in Chianti). Begli aromi floreali e fruttati, robusto, speziato, pieno con finale balsamico, armonico e lungo, anche questa un’ottima riserva.

Tutti e 4 al Top, dove c’è il Gallo Nero c’è Qualità. Se passate da Radda in Chianti, fate una sosta, ne vale la pena, Angelica dell’enoteca è fantastica, al Bistrot si mangia bene spendendo il giusto… poi rilassarsi al fresco del chiostro con un calice di Chianti Classico ti rimette in sintonia con l’universo.

Luca Gonzato

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