Categoria: vini rossi italiani

Montepulciano e il suo Vino Nobile

Dopo una visita alle storiche cantine di Contucci, molto belle e tutt’ora in funzione, dove ho degustato i diversi crú e acquistato la Riserva 2013, sono stato all’Enoliteca del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano.

Il top per chi vuole avere una panoramica a 360”. Trovi l’ultima annata dei produttori di Vino Nobile di Montepulciano aderenti al Consorzio (circa il 70% dei produttori, oltre 100 le etichette). Con una comoda tessera a scalare si può scegliere dai distributori automatici l’etichetta preferita e la quantità, assaggio/degustazione oppure calice. Il posto è molto bello, con pavimento in vetro da cui si vedono gli scavi archeologici. Ottima anche l’assistenza del Sommelier in servizio.

Ho assaggiato una dozzina di Vini Nobili, tutti di qualità e degni di menzione, ma a mio gusto personale ne ho scelti 4 che segnalo come preferiti. Nobile di Salcheto 2015, elegante ed armonico. Nobile Simposio di TreRose 2013, potenza ed equilibrio. Nobile Talosa Riserva 2014, grande espressione dell’annata. Infine il Manvi 2014, bio. Un Nobile sincero, ricco, gustoso e naturale. 

È bella Montepulciano, si respira Sangiovese in ogni via e appena esci dal borgo sei tra le vigne ad ammirare i grappoli che ormai rossi si preparano per la prossima vendemmia.

Luca Gonzato

Vernaccia nera di Serrapetrona

Era da tempo che volevo assaggiare la famosa Vernaccia nera di Serrapetrona, lo spumante dalle 3 fermentazioni, metodo Charmat, ricavato in parte da uve appassite. Mentre a Milano è quasi introvabile, nelle Marche lo trovi anche al supermercato. La Cantina che ho scelto è quella di  Alberto Quacquarini a Serrapetrona. Di un bel color rosso rubino vivace, ha aromi di amarena, ribes rosso, ciliegie. Le bollicine sono poco persistenti ma in bocca è qualcosa di unico, secco, con i sentori dolci dei frutti e una sensazione vellutata. Ha una bella struttura e persistenza aromatica, io l’ho apprezzato come aperitivo accompagnandolo al tipico salame a grana fine e pasta morbida della zona, il Ciauscolo. Inutile dire che la bottiglia, in quattro, è presto finita.

Antica Cantina Valerio Lucarelli

Cercando sul web qualche Cantina nelle vicinanze di Gualdo (MC), nelle Marche, ho scoperto quella di Valerio Lucarelli, in Contrada S. Costanzo a San Ginesio, attiva dal 1791, così li ho chiamati e programmato una visita. Ad attenderci il Sig. Valerio che ci racconta la storia della Cantina, dei vigneti, che in questa zona producevano uve a basso contenuto zuccherino e di conseguenza vini di poca struttura e grado alcolico. Ci mostra l’antico forno e il calderone in rame che serviva a cuocere le uve per avere un mosto ridotto che poi fermentava dando vita a un vino più strutturato e ricco di aromi, un’antica usanza che ancora qualcuno porta avanti in questa regione. Racconta poi, con un tono triste, di quando la Comunità Europea finanziava per l’espianto delle vigne, si persero ettari di vigneti e varietà autoctone. Gli anni in Piemonte, la voglia di ritornare a far vino nella sua terra, i figli all’estero a specializzarsi ed infine il tragico evento del terremoto che gli ha tolto casa oltre che il sonno. Si percepisce però che gli fa piacere la nostra visita, ci si sente in famiglia da Lucarelli, aldilà del vino, è bello ascoltarlo perché riesco a capire di più sul territorio, quel ‘terroir’ che in primis è fatto da persone e tradizioni oltre che da vigne, terreni e clima. Valerio ha 79 anni, la sua è la quinta generazione, a testimoniare la storicità della cantina è in bella mostra nella bottaia un’antico torchio in legno costruito da maestri d’ascia.

Vecchie e nuove barrique riempiono lo spazio e arricchiscono di aromi i vini ottenuti da Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Vernaccia nera. Varietà che Lucarelli ha selezionato come le più adatte a questo territorio collinare poco distante dai monti Sibillini. Sento nel suo racconto tutto l’orgoglio per essere riuscito a far studiare e viaggiare i figli all’estero e quanto la passione per il vino lo abbia fatto andare avanti superando ogni difficoltà.

A farci compagnia sono arrivate anche la moglie e la figlia, ed insieme assaggiamo un bicchiere di Sarnum, l’orgoglio di casa. È un 2011, Sangiovese con una piccola percentuale di Cabernet Sauvignon (circa il 10%), affinato 2 anni in barrique e poi in bottiglia. I profumi di ciliegie, more, prugne e quelli di affinamento danno il benvenuto ad una consistenza robusta, quasi masticatile di frutti rossi e bellissime note di cacao. Il vino ha un volume alcolico del 15%, ma si sentirà solo dopo, ha ancora una bella acidità e tannini composti. Rimane lungamente in bocca con begli aromi. Ottima la combinazione con ‘una punta’ di cabernet che gli dona un lieve sentore vegetale che con l’affinamento mi sembra si trasformi in erbe aromatiche. Certamente un vino che può passare altri 10 anni in bottiglia e restituire piacevoli sensazioni.

Passerei la giornata con questa famiglia per conoscere meglio questa zona ma i miei figli piccoli premono per andare, non posso biasimarli ma mi dispiace non poter assaggiare anche l’altro vino di casa, il Lenòs, blend di Sangiovese e Vernaccia nera. Lo farò comunque nei prossimi giorni con i compagni di vacanze tra queste splendide colline. 

Un ringraziamento di cuore alla famiglia Lucarelli per averci aperto le porte in un giorno di festa, per il buon vino e la compagnia, con l’augurio di veder presto la sesta generazione affiancare la quinta nella produzione di vini. 

Ps mi sono fatto un appunto che tra un anno o due devo tornare per assaggiare il Sarnum che è ora in affinamento.

Luca Gonzato

Elegia, Primitivo di Manduria Riserva 2014, Produttori di Manduria

Bel componimento poetico dal color rubino intenso. I toni sentimentali e lirici si sviluppano con profumi di ciliegie, more e prugne per poi proseguire in bocca con grande morbidezza e sentori retronasali di affinamento, spezie dolci, cacao, liquirizia. In sottofondo, una sensazione balsamica accompagnata da profumi di legni esotici. Robusto, caldo (15% vol.), con tannini ben presenti e integrati. È una composizione di sole uve di Primitivo, un gran vino, persistente negli aromi e con un bel finale cremoso. Si trova tra i 15 e i 20 euro, è ottimo il rapporto qualità/prezzo per questo Primitivo affinato in barrique francesi per 12 mesi. Gli autori sono 400 piccoli artigiani del vino, Maestri in Primitivo della Cantina Produttori di Manduria.

Luca Gonzato

La Barbera del Castello

Castello di Cicognola, Oltrepò Pavese, 45° parallelo (lo stesso di Bordeaux), vigneti con forte pendenza, terreni a medio impasto tendente all’argilloso, l’enologo Cotarella (che ha contribuito alla nascita della cantina), la famiglia Moratti (proprietaria), ed infine la Barbera. Quella in questione è del 2015, il colore è rubino intenso, quasi impenetrabile, ruotandola si formano archetti stretti e lenti. 15% il volume alcolico. Profumi eleganti, di ciliegia, mora, note speziate di cacao, liquirizia, qualcosa di vegetale che sfocia nel balsamico, mentolato. In bocca è calda, rotonda, riporta la bella freschezza fruttata, con acidità giusta e tannini composti. L’aspetto più interessante, aldilà di questa breve analisi sensoriale, è la capacità di comunicare ‘vivacità’ di questo vitigno, non intendo frizzantezza ma bensì la sensazione di qualcosa in attività. Un vino fermo che però si ‘muove’, con quell’eleganza disinvolta tipica delle giovani donne, nate belle, che non hanno bisogno di trucchi o di vestiti appariscenti. Si muove in bicicletta, con un vestito a piccoli fiori che sventola e fa spalancare gli occhi a noi maschietti. Ti regala sorrisi, è generosa, è la Barbera DodiciDodici Castello di Cicognola. 

Luca Gonzato

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