Da uve di Piedirosso 100%. Bel rosso succoso, con ricordi aromatici di ciliegia, marasca… e accenti di rosa canina e macchia mediterranea. Fragrante e tannico al punto giusto. Ottimo nell’accompagnare carni grigliate, perfetto con una succulenta salamella. Servito fresco esprime bene la sua vena minerale/salina del terroir vulcanico. Non strizza l’occhio alle ruffianerie del gusto standardizzato. Ha personalità gustativa e sincera piacevolezza. Poi c’è l’etichetta, davvero bello l’occhio disegnato, immagino lo sguardo verso una notte dalla luna rossa, la sorpresa e la passione si accendono. Magia estiva… e ottimo rapporto qualità/prezzo.
Dopo tre giorni dall’apertura, è ancorà lì, bello composto, con tutte le componenti che se ne stanno tra loro come le fibre strette di un tessuto. Ha tanto da raccontare questo vino, innanzitutto il ventaglio aromatico. Ricorda la viola, i frutti neri come la mora e le amarene, penso ai rovi, a bacche, cortecce. In bocca è vigoroso, al frutto nero si aggiunge un aroma che mi ricorda i friggiteli, piccoli peperoni verdi.
Le uve di questo vino sono di Piedirosso, anche conosciuto come Per’ e Palummo o Piede di Colombo/Palumbo per la caratteristica del raspo che a maturazione tende al rosso, come la zampa di un colombo. È un vitigno tipico della Campania, in questo caso è coltivato da Fortunato Giuseppe e dalla moglie. La loro cantina è nei Campi Flegrei, in Contrada Salandra a Pozzuoli (NA).
Al sorso è verticale, abbastanza tannico e fresco. L’attenzione è catturata dalla parte minerale e sapida che lo rende ‘vivo’ sul palato. Il finale è succoso di ciliegie appena maturate. Non è un piacione morbidoso, piuttosto un vino teso, rugoso, dove nella distanza ci trovi le note più morbide e dolci. Non si lascia andare, resta lì anche dopo giorni a guardare l’orizzonte, immagino il tramonto sul mare…
Sono contento di aver scoperto questo vino perchè è sincero, complesso nella sua essenza e non per accessori aggiunti. Arriva da agricoltura biologica anche se non certificata e fermenta con lieviti autoctoni. L’ape in etichetta è un marchio di famiglia in quanto l’attività principale è l’apicoltura. È un vino che sia lascia scoprire poco alla volta e ad ogni sorso ti regala una sfaccettatura. Da gustarsi con calma.
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